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Gentiloni senza vergogna: in silenzio con Draghi, ora minaccia l'Italia

Michele Zaccardi
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Prudenza sui conti pubblici e misure contro il caro energia selettive. Sono questi i binari all'interno dei quali il governo italiano dovrà impostare la manovra. Almeno stando ai desiderata di Bruxelles che, per bocca del Commissario all'economia Paolo Gentiloni, è tornata a lanciare i suoi consueti moniti sulla legge di bilancio italiana. «Confido nel fatto che ci sia un atteggiamento di grande cautela com'è nel caso dei Paesi con grande debito» ha dichiarato l'ex premier a margine dell'Eurogruppo. Dopo aver lasciato correre per quasi due anni, quando ai consessi europei l'Italia veniva rappresentava da Mario Draghi, Gentiloni ha scelto il debutto in Europa del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, per ribadire che, d'ora in avanti, la Commissione sarà molto meno indulgente con l'Italia. Certo, il Patto di Stabilità rimarrà sospeso anche l'anno prossimo. Dunque niente pericoli di procedure di infrazione e strigliate ufficiali.

Però il messaggio è chiaro: l'aria è cambiata. Eppure l'impressione è che la solerzia dell'ex premier sia un po' eccessiva. Anche perché è stato lo stesso Giorgetti a rimarcare la linea moderata sul piano fiscale che il governo Meloni intende seguire. Nel suo intervento all'Eurogruppo, si apprende da una nota diramata dal Mef, il ministro ha infatti «sottolineato l'approccio prudente e realista» che l'esecutivo seguirà nella redazione del bilancio per il 2023. E il ministro italiano ha sottolineato di aver avuto un ottimo colloquio con il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner: «Con Lindner ci sono rapporti positivi. Naturalmente ognuno deve fare la propria parte. L'Italia deve farla e lo farà». Un approccio «che tiene conto da un lato del buon andamento dell'economia, confermato dalle ultime rilevazioni dell'Istat e dall'altro lato dei rischi al ribasso, collegati specialmente al mercato dell'energia e all'inflazione». Insomma, non ci sarà nessuno strappo con Bruxelles sui conti pubblici.

GLI INCONTRI
«Tutti siamo preoccupati per il debito, ma basta spiegare la situazione agli altri» ha detto Giorgetti, che in serata ha avuto una cena di lavoro con il ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire. «Ognuno deve fare la propria parte e l'Italia la farà» ha rassicurato l'esponente della Lega. Già qualche settimana fa, del resto, sempre Gentiloni, aveva avvertito il governo Meloni sul Pnrr, sottolineando che Bruxelles non sarebbe stata «benevola» su eventuali ritardi. Adesso, in vista della redazione della legge di bilancio, il cui testo dovrà essere spedito a Bruxelles entro due settimane, il Commissario Ue ha specificato che ci possono essere delle «eccezioni per misure di sostegno legate all'emergenza energetica», a patto che siano il «più possibile mirate».

E questo per evitare che l'anno prossimo ci siano dei «problemi fiscali». Una prospettiva condivisa anche dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, che ha sottolineato come la maggior parte (circa il 70%) degli aiuti varati finora dai Paesi Ue siano andati a vantaggio di ampie fasce della popolazione non solo di quelle più fragili. Sul tema dell'energia, Giorgetti ha ribadito «l'importanza di una politica comune per contrastare gli aumenti». Quanto al Mes, Giorgetti ha confermato l'impegno a ratificarlo, ma si attende «il giudizio della Corte tedesca». Ma sul punto le posizioni sono distanti. Mentre «sulle politiche comuni, sul coordinamento europeo in materia di energia per non farci male da soli» c'è un consenso di massima, ha spiegato il ministro, «per quanto riguarda il debito comune è chiaro che ci sono opinioni diverse rispetto al riutilizzo di eventuali esperienze dopo il Next Generation Eu».

PATTO DI STABILITÀ
Durante l'Eurogruppo si è discusso anche della riforma del Patto di Stabilità, con i falchi del Nord Europa contrari a un ammorbidimento delle regole (che dovrebbero tornare in vigore nel 2024). «Aspettiamo la proposta della Commissione» ha detto Giorgetti, «sicuramente qualche passo in avanti dovrebbe esserci, però qualsiasi ipotesi deve avere dei requisiti: la semplicità e la fattibilità». L'Italia spinge per una riforma che tenga conto delle «caratteristiche economiche e finanziarie specifiche» dei singoli Paesi, riconoscendo il «valore centrale della crescita nel garantire la sostenibilità (del debito, ndr)». 

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