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Crosetto e Totti vittima dello stesso spione: dossieraggio, tutti i dettagli

Paolo Ferrari
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«Considero gravissimo che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi». È durissimo Guido Crosetto, ministro della Difesa e fra i fondatori di Fratelli d’Italia, su quanto emerso ieri dall’inchiesta della Procura di Perugia che lo vede vittima di una attività di dossieraggio. Lo scorso anno, nei giorni in cui stava nascendo il governo Meloni, Il Domani, il quotidiano dell’ingegnere Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Partito democratico, aveva pubblicato un lungo articolo in cui venivano elencati i compensi che Crosetto dal 2018 al 2021 aveva percepito da Leonardo, circa 1,8 milioni di euro di consulenze svolte come capo di Aiad, la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza. Pur trattandosi di guadagni leciti, sosteneva il giornale, emergeva «un conflitto d’interessi» con il nuovo incarico a via Venti Settembre. Crosetto nella scorsa legislatura si era dimesso dopo pochi mesi proprio per seguire la sua attività imprenditoriale.

 


QUEL SOS...
Le informazioni riguardo i compensi di Crosetto venivano da una Sos, “segnalazione di operazione sospette”, effettuata di routine dagli istituti di credito quando sul conto di una persona politicamente esposta ci sono importanti movimenti di denaro. Dopo la denuncia di Crosetto, gli accertamenti effettuati dai pm di Roma avevano in poco tempo permesso di scoprire che sulle attività economiche del neo ministro della Difesa era stato svolto un accesso da parte di un finanziere del Nucleo di polizia valutaria della Capitale in servizio presso la Direzione nazionale antimafia dove si esaminano le Sos. Le segnalazioni, infatti, vengono prima raccolte dall’Unità di informazioni finanziarie (Uif) della Banca d’Italia e poi inviate per gli eventuali accertamenti al Comando generale della guardia di finanza e ai magistrati in servizio a via Giulia. E presso quest’ultima banca dati è stata trovata la traccia dell’accesso relativo a Crosetto.

 

 

Tramite le sue credenziali, il finanziere avrebbe effettuato anche altri accessi, un centinaio, tra cui molti considerati «sensibili» per i nomi delle persone coinvolte, fra cui l’ex calciatore della Roma Francesco Totti. Perquisito e interrogato, il finanziere aveva spiegato che si trattava di una pratica abituale da parte della sezione in cui era inserito, sottolineando la correttezza del suo operato per non meglio precisate indagini sui “colletti bianchi”. Il fascicolo veniva quindi trasmesso alla Procura di Perugia nell’ipotesi che ci potessero essere magistrati romani coinvolti. Le indagini sono svolte dallo stesso Nucleo di polizia valutaria che oltre alle competenze ha la fiducia del procuratore di Perugia Raffaele Cantone che ha ritenuto di non delegarle ad altra forza di polizia. Il finanziere, indagato per accesso abusivo, nel frattempo è stato trasferito alla Scuola sottufficiali della guardia di finanza dell'Aquila.

 


 

FARE CHIAREZZA
«Confido che, una volta tanto, la volontà di arrivare fino in fondo per fare chiarezza sia condivisa da tutti i livelli istituzionali e da tutte le forze politiche», ha aggiunto Crosetto. Non è la prima volta, comunque, che il contenuto di una Sos finisce sui giornali. Sempre il quotidiano Il Domani recentemente ha pubblicato la compravendita di una villa da parte dei familiari di Daniela Santanchè ed Ignazio La Russa che ha portato ad una plusvalenza milionaria. Tutti atti riservati. «L'oscura vicenda che ruota attorno a una denuncia di Guido Crosetto è allucinante. Chi utilizza segreti e dossier come forma di killeraggio politico contro avversari politici? Ne vedremo delle... brutte. Intanto solidarietà al Ministro Crosetto per questa #Killeropoli», ha scritto su Twitter Matteo Renzi. «Va fatta piena luce», ha sollecitato il componente del Copasir Enrico Borghi (Iv). Al ministro della Difesa è arrivata anche la solidarietà dei capogruppo di FdI alla Camera e al Senato Tommaso Foti e Lucio Malan. «È preoccupante quanto emerge dall'indagine» affermano i due, assicurando «di vigilare con la massima attenzione» poiché l’esistenza di una centrale di dossieraggio «lede le libertà fondamentali». 

 

 

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