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Michela Murgia, "i funerali un atto politico": l'ultimo clamoroso affondo

Michela Murgia

Claudia Osmetti
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Un «atto politico». Fino alla fine, fino al funerale, fino all’ultimo «incontro che ha immaginato lei stessa, con tutti coloro che l’hanno letta, le hanno voluto bene, l’hanno difesa e sostenuta». È lo scrittore Roberto Saviano a chiarire il punto. Il giorno dopo la morte della collega Michela Murgia: una vita passata a sinistra, tra le file femministe, una vita stroncata prematuramente, a soli 51 anni, giovedì notte, per colpa di quel maledetto (maledetto per tutti, non c’è bandiera di partito che tenga o ideologia o impegno sociale) carcinoma renale al quarto stadio, reso pubblico una manciata di mesi fa, diventato una battaglia nella battaglia, una lotta nella lotta.

Quando ha scoperto di avere il cancro, Murgia, era troppo tardi: era già nei polmoni, nelle ossa, al cervello. Non si è mai persa d’animo, non ha mai chiesto pietismo, non ha mai ceduto al vittimismo (e le va riconosciuto). Non ce l’ha fatta, perché la malattia, quando non lascia scampo, non guarda in faccia a nessuno. I suoi funerali («una celebrazione della strada percorsa insieme, per questo invito coloro che hanno condiviso il sentire di Michela a venire», continua Saviano) si terranno questo pomeriggio alle 15.30 alla chiesa degli Artisti, nel centro di Roma.

COMMOZIONE - «Non c’è nulla di privato, per tutti è stato il suo scrivere, per tutti è stato il suo dire, per tutti il suo lottare e per tutti sarà questo saluto». È commosso, Saviano. E sono commossi in tanti, tra le file del Pd, ma anche al centro, a destra, al governo: ché la morte lascia sempre un segno e dev’essere quello del rispetto, seppur nelle convinzioni opposte, differenti, antitetiche.

«Voglio esprimere le mie sincere condoglianze alla famiglia e agli amici della scrittrice Michela Murgia», afferma, per esempio, la premier Giorgia Meloni. Lei, distante anni luce dal pensiero di Murgia, che pure le aveva già augurato, a maggio, di «vivere abbastanza a lungo per vedere il giorno in cui non sarò più presidente del consiglio», perché si fa così, di fronte al dolore e al dramma e alle tragedie, si resta umani, ci si aggrappa al principio di solidarietà. Ecco, lei, Meloni, spiega: «Era una donna che combatteva per difendere le sue idee, seppur notoriamente diverse dalle mie, e di questo ho grande rispetto».

«Con determinazione, coraggio e il sorriso ha affrontato le paure e le sofferenze di una malattia terribile», fa eco il presidente del Senato Ignazio La Russa, unendosi alle condoglianze dell’esecutivo che comprendono le parole del ministro Gennaro Sangiuliano (Cultura: «Si è battuta per le sue idee e lo ha fatto attraverso la parola e la scrittura») e Roberto Calderoli (Affari regionali: «Ho tifato per lei, come ho tifato per i tanti altri che non sono noti all’opinione pubblica. Ha mandato fino all’ultimo un messaggio importante per i malati, quello di continuare a vivere, a lavorare, anche a polemizzare nel suo caso»). E poi il consiglio regionale della Sardegna, della sua Sardegna; la comunità di Cabras in provincia di Oristano, dove vive la famiglia; il presidente regionale Christian Solinas. Un coro unanime, che attraversa i sindacati, i politici, i colleghi, le personalità dell’editoria e che non può che essere quello, quello del ricordo e dell’affetto che supera le barricate.

MONDADORI - «Non è necessario condividere le idee di Michela Murgia per considerala una donna coraggiosa, appassionata, coerente, oltre che un’autrice originale e di grande talento», aggiunge la presidente del gruppo Mondadori che ha pubblicato molti dei suoi libri, Marina Berlusconi: «La sua scomparsa, anche se annunciata, mi colpisce profondamente».
Dall’altra parte c’è la segretaria dei dem Elly Schlein che la ricorda con «l’amore dentro l’amicizia, l’intreccio delle lotte contro i sistemi oppressivi: i legami che hai intessuto vivono dopo dite, ma comunque sempre conte. Le tue parole continueranno a cambiare vite» e c’è anche il leader del Movimenti 5 Stelle Giuseppe Conte: «È stata una voce libera fino alla fine, un esempio di coraggio anche nella malattia». La Rai, la televisione di Stato, sia su Rai1 che su Rai3, ieri sera ha deciso di omaggiare Murgia trasmettendo due sue lunghe interviste. Ma forse si riduce tutto a un’immagine, quella che pubblica su Instagram Lorenzo Terenzi, il marito sposato di recente in articulo mortis, cioè sul punto di morte, che le è stato accanto dal 2017 a oggi: uno scatto, un abito rosso corallo, un turbante in testa, Murgia che accenna un passo di danza e nessuna parola a corredo. Finisce qua, è il momento del lutto. Il resto passa, almeno per oggi, in secondo piano.

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