Cerca
Logo
Cerca
+

Vannacci, il generale Magni: "Perché do ragione a lui"

Paola Natali
  • a
  • a
  • a

Non è semplice trovare militari disposti a commentare il caso del gen. Roberto Vannacci, c’è chi richiede l’anonimato e chi invece anche se in congedo non vuole parlare dicendo è «un collega». Chi ha accettato è il generale di brigata Roberto Magni in congedo dalla Guardia di Finanza, che ha svolto molteplici incarichi internazionali, nelle missioni Onu e Ue in Kosovo, prima a capo dell’Unità Indagini Finanziarie, poi come Direttore FIU, l’organismo incaricato del monitoraggio delle transazioni economiche per finalità antiriciclaggio e antiterrorismo. Successivamente in Ambasciata Italiana a Vienna come esperto economico -finanziario con competenza su Unodc, Osce, Austria, Croazia, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.

 

 

 

Gen. Magni cosa pensa del libro e della bufera che si è scatenata?
«Non ho ancora avuto modo di leggerlo tutto, ma ritengo che ci siano alcuni aspetti condivisibili ed altri no. I temi dell’energia e dell’ambiente, ad esempio, andrebbero approfonditi, perché fior fiore di scienziati dicono cose molto diverse da quello che i media ci raccontano e che la politica, specialmente comunitaria, vorrebbe imporci, talvolta in modo fazioso ed irrazionale. La bufera che si è scatenata, purtroppo, è in gran parte figlia della volontà di contrapposizione che viviamo nella società odierna, nella quale si è totalmente persa la dialettica a favore dello scontro: a mio avviso bisognerebbe comprendere meglio le motivazioni che hanno spinto un alto ufficiale ad esporsi in questo modo ed a fare certe affermazioni, piuttosto che condannarlo a prescindere, perché è innegabile che la società moderna viva un disagio di fondo».

Come valuta da militare il comportamento del generale Vannacci?
«Anch’io una decina di anni fa ho pubblicato un libro, insieme ad un collega, ma abbiamo seguito le circolari emanate per lo svolgimento di tale attività. A quanto ne so il Gen. Vannacci non ha informato la sua gerarchia, per cui ha commesso una violazione della quale, se i suoi superiori lo riterranno, dovrà rispondere. Nessuno meglio di un militare conosce il valore del brocardo dura lex sed lex».

Omofobia e sessismo nell’ambiente militare esistono?
«Penso che esistano come esistono in qualsiasi ambiente, ma derivano da un disagio individuale nell’affrontare certe tematiche. Di certo se le questioni venissero affrontate con maggiore serenità e senza estremizzazioni il problema non si porrebbe neppure. Certi problemi nascono dal fatto che qualcuno alimenta la contrapposizione per proprio interesse. Sull’affermazione che i gay non sono normali le porto un esempio personale: durante la missione ONU in Kosovo il mio capo era omosessuale, sposato con un altro uomo. Sul lavoro e fuori si comportava in modo ineccepibile, per cui era da tutti considerato assolutamente “normale”, in quanto la sessualità è una cosa intima, personale, per cui ognuno è libero di viverla come meglio crede, senza condizionamenti e senza essere giudicato. Basterebbe un po’ di equilibrio, suvvia!»

 

 

 

Vale sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali?
«Non posso negare che attualmente vi sia una forte spinta tesa a scardinare i valori cristiani su cui si fondano duemila anni di storia in Europa, ma non credo che sia per garantire maggiori diritti a chicchessia, bensì per meri interessi economici. Chi vuole che il nostro Continente venga “invaso” da persone disperate lo fa perché trova manodopera a basso costo, disposta a tutto per vivere, cancellando due secoli di lotte fatte dai lavoratori per ottenere il rispetto dei loro diritti».

Cosa pensa dei provvedimenti presi nei confronti di Vannacci?

«L’apparato militare ha in sé gli anticorpi per reagire quindi credo che un suo cambio di incarico sia l’unico provvedimento che potessero adottare nei suoi confronti, in attesa di chiarire l’intera vicenda».

Parlando di legittima difesa qual è la sua posizione?

«Da ex appartenente ad una forza di polizia dico che la legittima difesa è contemplata nella vigente normativa, basta che essa sia proporzionata all’offesa. Altrimenti finiremmo per avere casi come quelli accaduti recentemente negli USA, dove due persone sono state uccise per aver suonato al campanello sbagliato o per aver fatto manovra nel giardino di una persona dal “grilletto facile”».

Quanti pensano come Vannacci nel mondo militare ma non esprimono le loro idee?

«Non saprei se e quanti la pensano come lui, ma di certo non sarà l’unico, altrimenti non avrebbe assunto l’iniziativa di esprimersi in modo così forte. In fondo, comincio a pensare che in gran parte il libro volesse essere una provocazione, per richiamare l’attenzione su temi divisivi e che, comunque, creano disagio in molti. Mi lasci chiudere con un pensiero personale, che si ricollega ad uno dei temi citati nel libro, quello del razzismo. Ritengo sbagliato che solo “black lives matter”, perché tutte le vite sono importanti indipendentemente dal colore della pelle, dalle idee politiche, sessuali, religiose, così come sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. Se tutti si attenessero a questa regola aurea, rispettandosi l’un l’altro, garantendo a tutti pari libertà e dignità mancherebbe l’oggetto del contendere rispetto ai temi trattati dal gen. Vannacci».

 

 

 

Dai blog