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Michela Murgia? Se anche il suo testamento diventa un "atto politico"

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Michela Murgia  

Alberto Busacca
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È ora di leggere il testamento di Michela Murgia. Che potrebbe essere “usato” anche per cambiare le leggi italiane sulle eredità. Secondo quanto riporta la Stampa, il testamento, che dovrebbe essere aperto non prima della prossima settimana, sarebbe «l’ennesimo atto politico» della scrittrice. Ma cosa può succedere? Dunque, per la Stampa Lorenzo Terenzi, attore e regista sposato «in articolo mortis» a luglio, dovrebbe ricevere metà dell’eredità, come previsto dalla legge. Alessandro Giammei e gli altri “figli d’anima”, Raphaël Luis Truchet, Francesco Leone e Riccardo Turrisi, dovrebbero invece ottenere la casa di Roma comprata proprio per la loro famiglia queer. Giammei, tra l’altro, avrà anche le password degli account della Murgia.

Attenzione, però: le cose potrebbero non essere così semplici. Perché, spiega ancora Paolo Quaranta nell’articolo della Stampa, «le ultime volontà di Michela non cambieranno le leggi italiane, le quali stabiliscono che l’eredità spetta principalmente ai parenti biologici. Questo solleva la questione di cosa manchi nella legge italiana per proteggere i “figli d’anima”». Insomma, il testamento, al momento, non si può fare proprio come si vuole. Ci sono delle regole da rispettare, e sono molto rigide.

 

 

Intervistato dal quotidiano diretto da Massimo Giannini, l’avvocato Vincenzo Miri, presidente dell’Avvocatura per i diritti Lgbt “Rete Lenford”, chiarisce la questione: «I “figli d’anima” non sono considerati legalmente figli e non rientrano tra i beneficiari legittimi secondo la legge italiana, perché la definizione di “famiglia” nelle questioni successorie è molto restrittiva». Questo, banalmente, significa che «se il testatore dovesse escludere o assegnare quote inferiori ai beneficiari previsti dal codice civile italiano, la volontà testamentaria potrebbe essere contestata, a meno che il legittimario non rinunci alla sua quota». Ricapitolando, la Murgia ha fatto testamento in modo da poter lasciare una quota cospicua del patrimonio ai suoi “figli d’anima”. Ma la legge, in materia, è molto netta nel tutelare i diritti della “famiglia biologica”. Quello della scrittrice, quindi, potrebbe diventare un caso-simbolo per spingere a cambiare le norme in materia di eredità. Sì, perché anche un testamento può essere un “atto politico”... 

 

 

 

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