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Israele, Fiorella Mannoia? Quel "like" che la inchioda

Fabio Rubini
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Gli odiatori seriali di Israele si son trattenuti per una manciata di ore. Poi non ce l’hanno più fatta e hanno aperto le cateratte del disprezzo verso il popolo ebraico. I nomi son sempre quelli. Il più violento è il solito Chef Rubio, che definisce gli israeliani «suprematisti accecati dalla folle dottrina sionista» e scrive cose come: «Politici, governanti e i media mainstream fanno a gara nel condannare i “terroristi di Hamas” e nell’ostentare la bandierina israeliana come forma di solidarietà razzista e suprematista verso uno degli ultimi vessilli di colonialismo dell’Occidente». La sua pagina di “X” è un vero e proprio catalogo di odio rivolto verso gli israeliani, anche se il commento più agghiacciante è quello che Rubio riserva alle vittime del rave, ragazzi e ragazze che erano lì a ballare per la pace: «Bello fare rave su terre occupate a fianco delle quali milioni di persone carcerate hanno 6 ore di elettricità al giorno, acqua non potabile e vivono sotto assedio da 20 anni».

Rubio ne ha per tutti quelli che hanno condannato Hamas. Attacca Enrico Mentana che definisce «caro suprematista del Portico d’Ottavia» e «Fai schifo Mentana, ma lo sanno tutti»; Carlo Cottarelli al quale spiega che «la Palestina è occupata da 75 anni» e per questo «tu (Cottarelli, ndr) stai col terrorismo israeliano». Attacca perfino Giampiero Mughini, Repubblica, Il Fatto Quotidiano. Un delirio, cui spesso Fiorella Mannoia, pasionaria rossa della canzone italiana mette like.

 

 

 

Chef Rubio, però, è in buona compagnia. La giornalista Rula Jebrehal, citando un commentatore intervenuto sulla CNN, si chiede: «Perché gli Stati Uniti sostengono l’Ucraina nella lotta contro l’occupazione russa... e tuttavia sostengono l’occupazione/sottomissione etnica dei palestinesi da parte di Israele negli ultimi 57 anni?». In un altro post spiega che gli accordi di pace favoriti da Trump non servono e non serviranno a risolvere la questione israelo-palestinese. La colpa, ovviamente è dei primi che «occupano» le terre dei secondi.

Alla galleria dei fan dei palestinesi, di quelli che proprio non ce la fanno a dire che Hamas ha compiuto un atto spregevole, non poteva mancare Alessandro Orsini, il “putiniano de noantri” che in un messaggio social spiega: «Hamas e Netanyahu sotto il profilo politico, umano e culturale, sono sullo stesso piano. Terroristi dal basso i primi, terrorista dall’alto il secondo». Poi l’attacco a senso unico: «Fate presto a colpire questo dittatore sanguinario con le sanzioni economiche e con un mandato di cattura internazionale». Guarda caso le stesse “pene” inflitte all’amicone Vladimir.

 

 

 

Particolarmente succosi i contributi anti Israele srotolati dal numero di ieri de La Stampa. Lucia Annunziata in un pezzo dal titolo “Risiko pericoloso” racconta il raid di Hamas con enfasi romanzesca, anche se bacchetta i miliziani che «hanno regalato (ovviamente ai detrattori della Palestina, ndr) la peggiore pagina del conflitto Istraele-Palestina». L’Annunziata critica gli Stati Uniti e gli accordi Abramo (quelli di Trump). Sempre sul quotidiano torinese Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, ci spiega che «Non si vive in Paradiso se intorno c’è l’inferno». Svolgimento: il bombardamento di Hamas è la sconfitta dello Stato di Israele e, ovviamente, di Netaniahu che «guida il governo più estremista della storia». Francesca Mannocchi, sempre su La Stampa, pur riconoscendo l’estremismo di Hamas, ci spiega che «Gaza ignorata da tutti negli ultimi 20 anni, pagherà col sangue la crisi di Netanyahu». Amen.

 

 

 

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