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Israele, il sospetto di Federico Rampini: "Il vero obiettivo degli Usa"

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L'attacco lanciato da Hamas contro Israele "è l’equivalente di dieci 11 settembre" in termini di vite umane. A riprendere le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken è Federico Rampini. Il giornalista, ospite di PiazzaPulita nella puntata di giovedì 12 ottobre su La7, ricorda che "in proporzione alla popolazione israeliana, questo attacco è molto superiore ai 3mila morti dell'11 settembre 2001". Cosa si cela dietro? Quello che l'inviato del Corriere della Sera definisce "il fallimento dell'intelligence israeliana e dei dispositivi di sicurezza" che lo accomuna al flop degli Stati Uniti il giorno dell'attentato alle Torri Gemelle.

"All'epoca gli Usa - precisa - non avevano la stessa fama dell'infallibilità del Mossad, però avevano comunque strumenti considerati importanti". Intervistato da Corrado Formigli, Rampini interpreta le mosse dei Paesi terzi, Stati Uniti compresi: "Tutti stanno cercando di evitare una guerra con l'Iran. L'equivalente dell'Afghanistan con Bin Laden, oggi sarebbe l'Iran con Hamas". Non a caso il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha detto chiaro e tondo che gli americani "non vedono 'alcuna indicazione che l'Iran sia stato coinvolto nella preparazione o nell'attuazione dell'attacco di Hamas".

 

 

Da qui il sospetto: "Ho la netta sensazione che gli americani non le vogliano le prove. Hanno preso una sanzione specifica monetaria, ossia congelare i sei miliardi di dollari promessi all'Iran in cambio della liberazione di alcuni ostaggi, ma niente di più". Rampini aveva già ribadito che "non sembra affatto probabile lo scenario di un intervento degli Stati Uniti di Joe Biden". Insomma, aiuti sì ma fino a un certo punto. 

 

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