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Scherzo a Meloni, Paolo Alli: "Mi si è gelato il sangue. Sono finito sotto scorta"

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"Mi si è gelato il sangue": questa la reazione di Paolo Alli, presidente di Alternativa Popolare ed ex presidente dell'assemblea parlamentare della Nato, alla notizia della telefonata fake ai danni di Giorgia Meloni da parte di due comici russi che si sono finti il presidente della Commissione dell'Unione africana. Lo stesso Alli nel 2017 rimase vittima di questi due personaggi. E oggi a Tag24, quotidiano online dell’Ateneo Niccolò Cusano, racconta di essere convinto che dietro ci sia una struttura molto potente.

Raccontando il suo caso, Alli ha spiegato: "Ero a Washington come presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato, fui raggiunto da una mail con la richiesta di colloquio telefonico con l’allora presidente del Parlamento ucraino Andrej Parubij e accettai". Quella conversazione, poi, avvenne il mattino successivo, durò 40 minuti con tanto di interprete: "Il finto Parubij mi prospettò l’ipotesi che il governo ucraino potesse indire un referendum popolare nel giro di pochi mesi sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. Poi mi disse: noi dobbiamo fare di tutto per far sì che Putin perda le elezioni. Inizialmente concordai, poi mi corressi, dicendo che in effetti c’erano molti paesi che volevano che Putin perdesse le elezioni". 

 

 

 

Alli ha spiegato che quella telefonata gli sembrò reale dall'inizio alla fine: "Presi questa telefonata come autentica, anche perché la voce era perfetta, così come le mail". La scoperta avvenne la sera di Natale: "Mi imbattei in una notizia dell’agenzia russa Sputnik, tradotta in quattro lingue, il cui titolo era: 'Ecco perché la Nato non accoglierà l’Ucraina nell’Alleanza'. L’agenzia citava parola per parola quella discussione, con addirittura il link alla telefonata sul sito di questi due comici, o presunti tali. E se non avessi avuto l’intuizione di correggermi in corsa, il titolo sarebbe stato: 'la Nato interferisce nelle elezioni in Russia'". 

Alli segnalò tutto alla Nato e ai Servizi: "Ero sotto scorta, per sei mesi ebbi paura di uscire di casa sapendo quali strumenti usano questi personaggi". Una settimana dopo, poi, ecco che uscì un’altra agenzia di Sputnik: "Questi due soggetti avevano preso la mia voce da quella telefonata, l’avevano fatta sintetizzare al computer e si erano messi in contatto con Andrej Parubij - ha raccontato Alli -. Non riuscirono a fargli dire granché, ma su Sputnik il titolo diceva: quello stupido di Parubij non ha capito di aver parlato per tre quarti d’ora con un computer".

 

 

 

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