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Antonio Caprarica oltre Gruber: "Meloni? Non basta essere allevati da donne"

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Al centro di DiMartedì il botta e risposta a distanza tra Giorgia Meloni e Lilli Gruber sul patriarcato e la destra al governo. Per Antonio Caprarica, ospite della trasmissione in onda il 21 novembre, si tratta di una "polemica di panna", perché "il primo presidente della Camera di questo Paese, Nilde Iotti, decise di farsi chiamare 'il' presidente. Quel maschile era solo un'indicazione non di genere ma di funzione". Diverso discorso, secondo l'ospite di Giovanni Floris, quello sul patriarcato.

Per Caprarica, infatti, "non basta essere allevata da quattro generazioni di donne per non essere all'interno di una cultura patriarcale". Un esempio? "La regina Vittoria era regina in un momento in cui il patriarcato era all'apogeo in tutta Europa". Insomma, "la questione vera non ha a che fare con le strutture religiose di una società, ma con quelle economiche e di potere". A scatenare la polemica la conduttrice di Otto e Mezzo che in puntata ha tirato in ballo la premier in riferimento al caso di Giulia Cecchettin e al patriarcato contestato da alcune opposizioni.

 

 

Da qui la replica della leader di Fratelli d'Italia: "Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di 'cultura patriarcale' della mia famiglia. Davvero senza parole". 

Qui l'intervento di Antonio Caprarica a DiMartedì sullo scontro Meloni-Gruber

 

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