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Vittorio Sgarbi, pesante accusa: a processo per un quadro?

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Guai in vista per Vittorio Sgarbi? Pare che il critico d'arte nonché sottosegretario alla Cultura rischi di andare a processo per l'acquisto di un quadro. Il suo legale, Giampaolo Cicconi, ha già chiarito però che non c'è stata alcuna "sottrazione fraudolenta da parte del prof. Vittorio Sgarbi, in concorso con la compagna Sabrina Colle, la quale ha pagato il quadro, divenendone legittima proprietaria, a seguito di una donazione fatta in suo favore dal Mecenate avv. Corrado Sforza Fogliani, scomparso nel dicembre scorso". 

Per l'avvocato, inoltre, "in ogni caso, la Procura di Roma non ha contestato alla sig.ra Colle l'acquisto di altri quadri, come erroneamente scritto dal Il Fatto Quotidiano; si tratta infatti solo di un'unica opera 'Il giardino delle Fate' dell'artista Vittorio Zecchin. Ad ogni modo, come verrà chiarito ai Pubblici Ministeri di Roma, nel caso in esame non sussiste né l'elemento oggettivo e né soggettivo del reato di illecita sottrazione. Infatti, il trasferimento dell'opera d'arte effettuato - secondo l'accusa - dal prof. Sgarbi alla compagna ha, in ogni caso, interessato una parte residuale e minima del suo patrimonio artistico che risultava, all'epoca dei fatti (e ancora oggi), capiente rispetto al debito erariale che, peraltro, a seguito della rottamazione quater e del pagamento delle rate, si è ulteriormente ridotto".

Inoltre, scrive ancora l'avvocato nella nota, "la capienza del patrimonio potrà essere dimostrata attraverso le fatture di acquisto (anni 2015 - 2016 - 2017 - 2018 - 2019 e 2020) di numerose opere che proveranno che, all'atto dell'intestazione dell'opera dell'artista Zecchin, il patrimonio mobiliare dell'indagato era notevolmente superiore al credito dell'Erario. Quindi meraviglia, quanto meno per le fatture elettroniche (in vigore dal 01/01/2019), che l'agenzia delle entrate non fosse a conoscenza di ciò (infatti, bastava un semplice controllo) e si sarebbe evitato un inutile processo, considerata l'evidente insussistenza dell'idoneità degli atti a rendere inefficace la riscossione coatta. Infine, manca anche l'elemento soggettivo del reato perché, -a tutto voler concedere l'intestazione da parte della sig.ra Colle dell'opera dell'artista Zecchin e che Sgarbi -sempre secondo l'accusa- avrebbe ceduto alla stessa, è stata effettuata, comunque, a fronte di un consistente patrimonio mobiliare residuo e, per di più, nella convinzione della capienza del patrimonio stesso. In conclusione, sarebbe alquanto singolare assimilare il reato di sottrazione fraudolenta ad un'azione revocatoria civilistica, esperibile per il solo fatto che il trasferimento sia avvenuto a danno di un creditore: si arriverebbe all'assurdo di precludere a qualsiasi cittadino di poter disporre del proprio patrimonio solo perché debitore dell'Erario per una somma superiore ad € 50.000,00".

 

 

 

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