Pro vita, sede devastata? Preziosi: "Poi uno non deve credere ai miracoli"
"Un ordigno criminale entrato attraverso saracinesche chiuse (nella foto, postata da loro). E neanche un vetro rotto! E poi dite che uno non deve credere ai miracoli": Daniela Preziosi lo ha scritto sul suo profilo su X in riferimento alle minacce e agli attacchi lanciati alla sede di Pro Vita a Roma durante la manifestazione organizzata il 25 novembre, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. La giornalista del Domani, insomma, non crede a quanto raccontato e immortalato sabato: la sede del movimento anti-abortista è diventata bersaglio dei manifestanti, che hanno lanciato bottiglie e fumogeni contro l'edificio.
All’interno della sede, poi, è stata trovata una bottiglia con all'interno della polvere esplosiva, lanciata all’interno probabilmente dopo che è stato sfondato il vetro della porta d’ingresso. Ed è proprio questo l'elemento che la Preziosi ha messo in dubbio. Sospetti fondati su pregiudizi che nemmeno Giorgia Meloni riesce più a digerire. "Voglio interrogare tutti su una questione banale - ha scritto la premier su Facebook - la violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara". Di qui l'appello alle opposizioni: "Spero stavolta arrivi, da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato. Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise".
"Chiedo una risposta a Schlein e a Landini". Orrore di piazza, Meloni stana la sinistra