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Paola Belloni? Il post inquietante: ecco che uomo vuole la donna della Schlein

Paola Belloni ed Elly Schlein

Tommaso Lorenzini
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In principio fu Re Giorgio, di cognome Armani, non Napolitano, che spiazzò tutti con la giacca destrutturata, una rivoluzione nel mondo della moda. Oggi siamo al «decostruito»: l’oggetto stavolta è l’uomo, chi “parla” è un post rilanciato da Paola Belloni, a quanto risulta dal gossip ancora fidanzata di quella Elly Schlein che con le giacche di fattura e pittura stravaganti (per non dire come minimo opinabili, ma i gusti son gusti) ha un conto aperto, e con il sesso maschile evidentemente pure, visti gli ultimi giorni di veementi e deliranti attacchi al presunto patriarcato dilagante in Italia.

Come a fare da pendant all’azione politica di Elly, Paola se ne esce con un post su Instagram in lode della ex moglie di Francesco Totti e del docufilm che tratteggia l’infuocata fine della storia d’amore fra i due («Rompere il soffitto di cristallo e portarsi via pure le borse. “Unica” di Ilary Blasi su Netflix, è un capolavoro di femminismo totale»), rilanciando e sposando il messaggio di un altro post, stavolta dell’account “The Period”, laccatissima e radical chicchissima newsletter al femminile: «Totally noi che cerchiamo un uomo decostruito».

 

 

Un «uomo decostruito»? Ma che roba è? Un Ken umano in silicone smontato e rimontato, di quelli che vanno di moda nella tv trash? Un Frankenstein 2.0? Un eunuco? E dove starebbe bene l’uomo decostruito? Forse stampato come uno slogan su uno di quegli inflazionati cartelli delle manifestazioni femministe? Forse a sfilare come creatura mitologica in un salottino dove si discetta di parità e diritti? Forse in una sentita assemblea, panneggiata di rosso e arcobaleno, dove ogni uomo presente si alza e si cosparge la testa di cenere, confessando che la sua categoria tutta è colpevole di ogni vigliacco assassinio di mogli, compagne, fidanzate, amiche?

Pochi mesi fa, sul settimanale francese Le Point, un giornalista raccontava di aver partecipato in incognito a uno «stage immersivo di decostruzione maschile: un corso di 48 ore per soffocare il virilismo che è in te e igienizzarsi dalla mascolinità tossica».

 

 

L’uomo decostruito è dunque il nuovo feticcio del femminismo da esibire come modello e vittoria, quell’esemplare finalmente mondato degli stereotipi di genere, che si è liberato del maschilismo egocentrico e oppressivo, che si esprime con un linguaggio inclusivo e intersezionale. Eppure, fra gli accorati ed entusiasti commenti al post di “The Period”, una utente sottolinea amaramente che gli uomini decostruiti «non esistono ancora. Purtroppo. Ci sono quelli che ci provano con buona volontà ma sono talmente tanto pochi che purtroppo non fanno ancora statistica».

La sensazione è che portando avanti il dibattito a colpi di intellettualismi o presunti tali, a sinistra si cerchi più che altro un uomo che pensa come una donna. Dev’esserci un errore... 

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