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Scurati, Mauro & co: ecco gli scrittori rossi che si arricchiscono con i libri sul Duce

 Antonio Scurati

Alberto Busacca
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Tanti, a sinistra, si arricchiscono grazie al Duce. Ma se glielo fanno notare, chissà perché, si offendono a morte. Il caso di questi giorni è quello di Antonio Scurati, protagonista, nel salotto di Lilli Gruber, di un acceso scontro con Italo Bocchino. «Lei ha fatto i soldi coi libri su Mussolini», ha detto il direttore editoriale del Secolo d’Italia a Scurati, autore della “trilogia di M” e adesso in libreria con il volume “Fascismo e populismo. Mussolini oggi” (tanto per cambiare...). Lo scrittore, come detto, non l’ha presa bene, dando il via a un botta e risposta piuttosto acceso: «Io ho fatto i soldi col mio talento.
Mi rendo conto che sia un concetto che le sfugge, non avendone nessuno lei».

«Il suo talento l’ha portata a scegliere Mussolini perché era pop». 
«Le sfugge proprio il concetto di talento».
«Faccia la trilogia su Togliatti e mi faccia vedere quanto guadagna».

La sfida è stata purtroppo interrotta dalla Gruber, ma il tema, per tutta la giornata di ieri, è stato ampiamente dibattuto sui social.

 

 

Nessuno mette in dubbio il talento di Scurati, intendiamoci, ma dare torto a Bocchino è difficile. Onestamente, per quanto scritte benissimo, chi se le sarebbe lette 2.400 pagine di Scurati su Togliatti? In libreria, invece, Mussolini funziona. Per rendersene conto basta andare sul sito della Feltrinelli. Se si cerca “Mussolini” vengono fuori 4.796 volumi. Cercando “Duce” si sale addirittura a 79.734. E Togliatti? Bè, i libri sul leader comunista sono soltanto 1.192. Il confronto è impietoso...

Scurati non ci sta, ma che Mussolini “tiri” i compagni lo sanno benissimo. Tanto che sono spesso scrittori e giornalisti progressisti a dedicarsi alla vita e alle opere del capo del fascismo... Mercoledì scorso, ad esempio, è andato in onda in prima visione su La7 lo speciale “La caduta, cronache della fine del fascismo”, una serata-evento condotta da Ezio Mauro a ottant’anni dal 25 luglio 1943.

Risultato ovviamente positivo: 927.000 telespettatori, 5,3% di share e tanti complimenti (il mistero casomai è che se la fiction sulla fine del fascismo la fa la Rai- si chiamerà “La lunga notte” - a sinistra si indignano.

 

 

Titolo di ieri di Repubblica: “Dal Duce alle foibe, il 2024 della Rai. Anche le fiction diventano sovraniste”...).
Tornando a Mauro, la serata su La7 non nasce dal nulla. Da tempo, infatti, l’ex direttore di Repubblica si occupa del Ventennio. Anche lui con una sorta di trilogia: “La dannazione.
1921. La sinistra divisa all’alba del fascismo”, “L’anno del fascismo. 1922.
Cronache della Marcia su Roma” e appunto “La caduta. Cronache della fine del fascismo”.

Essì, sono lontani i tempi in cui l’Unità distribuiva come allegato i quattro volumi della “Storia dell’Unione sovietica” di Giuseppe Boffa. Correva l’anno 1990 e forse le bandiere rosse e la falce e martello avevano ancora il potere di scaldare i cuori dei compagni lettori. Ora molto meno. Ora, anche da quelle parti, funziona molto di più il fascismo. E così ecco che perfino Repubblica ha deciso di buttarsi sul Duce e dintorni, cominciando, nel 2020, col distribuire in allegato “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo”, il libro del giovane storico Francesco Filippi diventato un piccolo caso editoriale. Poi, nel 2021, il giornale simbolo della sinistra ha proposto l’immancabile “Istruzioni per diventare fascisti”, di Michela Murgia. E, continuando con questo filone, nel 2022 ha portato in edicola “L’antifascismo non serve più a niente”, di Carlo Greppi, e “Anche i partigiani però...”, di Chiara Colombini (libro, quest’ultimo, scritto per smontare le presunte balle che vengono dette sulla Resistenza...).

 

 

C’è poi tutto il filone dei libri che non parlano di Mussolini e del fascismo ma che evocano Mussolini e il fascismo proprio per attirare i lettori. Come ad esempio “I nipoti di Mussolini. Il fascismo nell’Italia contemporanea” (di David Broder), “Come fermare il nuovo fascismo” (di Paul Mason), “Sfascistoni” (di Andrea Scanzi), “Fascismo mainstream” (di Valerio Renzi). Tra quelli usciti l’anno scorso si segnala anche “Se il fascismo va di moda”, un’inchiesta sull’estremismo di destra tra i giovani scritto da Lara Ghiglione e Vanessa Isoppo. Il titolo è interessante, perché, anche grazie a loro, il fascismo sembra in realtà andare di moda più in libreria che nel mondo reale. Ma se Mussolini e il fascismo fanno ancora vendere, che male c’è se qualcuno, magari di sinistra, scrive un libro sull’argomento riuscendo perfino a guadagnare qualche euro? No, non c’è nulla di male. Proprio per questo, però, non bisognerebbe arrabbiarsi se c’è chi lo sottolinea (e speriamo che non venga in mente a nessuno di scrivere una trilogia su Togliatti per dimostrare che Bocchino aveva torto...). 

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