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Re Carlo e il tumore, "come sarà curato": Matteo Bassetti attacca il medico di corte

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La notizia del cancro che ha colpito Re Carlo III d'Inghilterra ha fatto il giro del mondo e suscitato un commento, polemico, da parte di Matteo Bassetti. Prima che venisse escluso che il tumore riguardasse la prostata, a cui il monarca è stato operato nei giorni scorsi venendo dimesso una settimana fa, l'infettivologo ha commentato su X: "Re Carlo ha un cancro, probabilmente alla prostata e sarà curato seguendo la medicina dell'evidenza con i farmaci suggeriti dalle linee guida internazionali. Solo poche settimane fa, però, aveva annunciato che il suo medico personale sarebbe stato Michael Dixon, esperto di omeopatia e terapie alternative (con un curriculum molto discutibile). Per fortuna sua e dei suoi sudditi niente omeopatia per curare il cancro. Quando hai qualcosa di serio ti affidi ai medici seri e coscienziosi. Benedetta l'incoerenza di cui anche in Italia ci sono veri campioni". 

Il riferimento di Bassetti è, ovviamente, anche il cosiddetto popolo dei no-vax con cui da anni ha ingaggiato una battaglia corpo a corpo non solo sui social, vero e proprio "brodo di coltura" per le teorie più complottiste e strampalate su Covid e vaccini, ma pure in tribunale dove ha trascinato diversi "hater" con l'accusa di stalking e diffamazione.

 

 

 

Ospite di David Parenzo a L'aria che tira, su La7, Bassetti ha rivendicato le sue parole confermando come l'omeopatia "sia di fatto un placebo, come prendere acqua e zucchero". E quando la situazione si fa seria, come purtroppo nel caso di Re Carlo, bisogna smettere di "giocare" con le medicine immaginarie e affidarsi alla scienza. 

 

 

 

Come detto, secondo le ultime indiscrezioni il tumore del 75enne figlio della defunta Regina Elisabetta non sarebbe alla prostata. "Quando un personaggio importante come Carlo III si sottopone ad un intervento come quello per l'ipertrofia della prostata, prima della procedura vengono eseguiti esami importanti come la Tac ed è difficile che durante l'intervento o nel perioperatorio vengano scoperti dei problemi oncologici di altra natura. Le ipotesi che possiamo fare è che ci sia un problema locale, i colleghi inglesi sono entrati endoscopicamente nella prostata del paziente attraverso l'uretra, hanno analizzato la vescica e hanno trovato un tumore vescicale. Questa è la prima ipotesi con le poche informazioni che abbiamo", spiega all'agenzia Adnkronos Salute Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell'ospedale Sandro Pertini di Roma.

 

 

 

"Altro discorso può essere avvenuto se nello screening preoperatorio è stata fatta una lastra ai polmoni e i colleghi possono aver trovano una formazione sospetta - prosegue - oppure hanno notato nel sangue una alterazione dei globuli bianchi, forse una leucemia. Con l'età di Carlo III ci potrebbe stare. Mi sentirei di escludere - continua Antonini - un cancro al fegato, al pancreas o all'intestino, quest'ultimo sicuramente no perché è impossibile nel contesto di una ipertrofia prostatica trovare un tumore intestinale".

Secondo l'urologo, un tumore in altri organi "sarebbe stato visto da una Tac fatta prima dell'intervento che avrebbe mostrato segnali d'allarme oncologici. Questo ragionamento è corretto se si esclude che il tumore sia invece alla prostata. Infatti - conclude - se è stata fatta una resezione prostatica sul materiale preso in esame ed è stato trovato un incidentaloma del tumore prostastico con cellule tumorali si può procedere e risolvere bene con la radioterapia. Ma al momento le informazioni sono centellinate e rimaniamo nel campo delle ipotesi".

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