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Ferragni-Joker, furiosa per la copertina dell'Espresso: "Pronti a fare causa"

Daniela Mastromattei
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Un primo piano col trucco blu che cola e la tinta rossa a ingigantire le labbra che sorridono. Non è Joker il cattivo della saga di Batman, anche se gli somiglia. È il ritratto di Chiara Ferragni sulla nuova copertina de L'Espresso, in edicola oggi 8 marzo in occasione della Giornata internazionale della donna, che propone un’inchiesta giornalistica sugli affari dell’influencer più famosa d’Italia dal titolo: «Ferragni Spa: il lato oscuro di Chiara». Nel sommario si approfondisce: «Una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie, tra partner ingombranti, manager indagati e dipendenti pagati poco. L’influencer è a capo di un impero dove la trasparenza non è di casa». Un’indagine che si preannuncia molto critica nei confronti della gestione del business della bionda blogger, già scossa negli ultimi mesi dalle vicende giudiziarie: sanzionata dall’Antitrust e indagata per truffa aggravata nell’ormai noto caso legato alle campagne di vendita (pseudo) benefica di pandori, uova di Pasqua e bambole.

Già ieri l’immagine della bionda influencer che appare sul periodico come Arthur Fleck - il clown triste e schizofrenico del film Joker, diretto da Todd Phillips - è diventata virale sui social, con gli utenti divisi in due tifoserie contrapposte, tanto da spingere l’imprenditrice virtuale all’immediata controffensiva. Ha chiamato il suo esercito di avvocati per incaricarlo «di valutare ogni tipo di azione legale, inclusa quella per il risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali, nei confronti della società editrice del settimanale L’Espresso». Contestualmente di «diffidare l’editore» del periodico dalla pubblicazione dell’immagine e «riservandosi ogni ulteriore azione anche all’esito delle verifiche sul contenuto dell’articolo». I legali di Chiara «contestano la portata gravemente diffamatoria e lesiva dell’uso fatto in copertina dell’immagine della propria assistita palesemente denigrata e svilita proprio nel giorno in cui la donna dovrebbe essere celebrata».

 

 

 

Nonostante la crisi matrimoniale, Fedez è tra i primi a scendere in campo in difesa della (ex) moglie con un post su Instagram: «A quando una bella inchiesta sul vostro proprietario petroliere? Aspetto con ansia», si legge nel messaggio accompagnato da una foto del proprietario del settimanale Donato Ammaturo, presidente del Gruppo Ludoil Energy della famiglia, con il volto truccato da pagliaccio, proprio come Chiara Poi, ancora: «E ci han chiuso qua da giorni, domani c’è il processo ma abbiamo un alibi di ferro. Il mondo è pieno di stronzi», canzone che fa da colonna sonora al post.

Il mondo social si divide, come abbiamo già detto: c’è chi considera eccessiva e di cattivo gusto la scelta del settimanale («Una copertina che non c’entra niente con il giornalismo ma che è pregna di una violenza inaudita»); e chi mostra di condividere - o di non condannare - la scelta del periodico: «Copertina azzeccata che rende decisamente l’idea di chi sia realmente Chiara Ferragni», «lo so che il suo aspetto delicato confonde molto, ma è un’adulta di potere nel bene e nel male». «Che poi L’Espresso di copertine così ne ha fatte, ma guai a toccare Chiaretta eh», soprattutto dopo essere stata beatificata da Fabio Fazio. Non è certo la prima volta per lo storico settimanale d’inchiesta fondato da Eugenio Scalfari e ora diretto da Enrico Bellavia. In passato sono stati messi in prima pagina, a volte ritoccati a volte mostrificati, decine di politici e capitani d’industria, da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, da Bettino Craxi a Giorgia Meloni, passando per Gianni Agnelli e Beppe Grillo.

 

 

 

Immancabile l’intervento di Selvaggia Lucarelli che su X scrive: «L’indignazione di alcuni per la copertina de L’Espresso è chiaro indizio di quante persone ignorino cosa sia il potere. Quella copertina non affossa. Sancisce il fatto che Ferragni sia (sia stata?) una donna di grande potere e che come tale subisca gli effetti della caduta conquistandosi copertine irriverenti, amare, sarcastiche. I precedenti sono infiniti e se riguardano molto spesso la politica è per due ragioni: perché la politica rappresenta il potere per eccellenza e perché mai in Italia un personaggio fuori dalla politica, nell’ambito dei nuovi media, aveva avuto 30 milioni di follower, un patrimonio finanziario, l’attenzione dei media tradizionali e non (anche all’estero) e l’ambizione di influenzare il pubblico anche in campi vicini alla politica e al sociale».

 

 

 

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