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Giuliano Ferrara su Tarquinio: "Il Pd appena ne vede uno grigio, lo imbarca"

 Giuliano Ferrara

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Giuliano Ferrara firma sul Foglio un ritratto dell'ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, attraverso il quale dimostrare che alla fin fine la candidatura alle Europee per cui si sta spaccando il Pd non porterà i risultati auspicati dai suoi sostenitori, ovvero più consensi elettorali. L'Elefantino fa notare che il Partito Democratico "ha un penchant infallibile per i personaggi un po’ grigi, appena ne vede uno lo blocca e lo imbarca", e poi racconta del candidato in pectore, "ottima persona", "con il suo professionismo e bergoglismo d’ordinanza", ma, puntualizza Ferrara "la sterminata corposità e lunghezza della lista dei premi da lui ricevuti e, peggio, meritati, indicano una certa modestia di orizzonti, la carriera di un commendatore (è anche Commendatore) delle patrie lettere giornalistiche". 

Ferrara ritiene Tarquinio "un piccolo caso, un pesce piccolo della opinionologia, e anche un pesce in barile, se vogliamo". E spiega: "Non ha il glamour assurdista di un Cacciari, che una ne fa e cento ne pensa, o lo spirito parruccone e un po’ cinico dell’intelligenza russo-snob, che è una delle infinite e più recenti incarnazioni del radical-chic, roba d’altri, delle Barbara Alberti, delle Ginevra Bompiani, delle Barbara Spinelli".

 

 

 

Il problema per il fondatore del Foglio "non è il tarquinismo, che non esiste se non come flatus vocis", ma "è la mancanza di uno storico come Heinrich August Winkler, un intellettuale proprio robusto che ha scritto con altri suoi pari una lettera per indurre Olaf Scholz a riflettere sulla deriva o i rischi di una linea esitante e incerta della Germania sull’Ucraina". "Ecco", conclude Giuliano Ferrara, "di Tarquinio il miope e delle sue blande idee di resa a discrezione si sentiva il bisogno solo fino a un certo punto, della tempra lineare di un Winkler si prova un’invidiosa nostalgia".

 

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