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Merry del Val, il cardinale di quattro papi ma di una sola Chiesa

Corrado Ocone
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Il cardinale Rafael Merry del Val è una figura storica quasi dimenticata. La dotta biografia che Roberto de Mattei gli dedica ora è perciò quanto mai opportuna, sia perché le precedenti non erano sorrette dallo stesso rigore scientifico di quest’ultima sia perché era necessario rimettere al centro dell’attenzione una personalità che parla al nostro oggi più di quanto si possa immaginare: Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi (Sugarco, pagine 453, euro 28,20). Di famiglia nobile, Merry del Val era nato il 10 ottobre 1865 a Londra, ove il padre era segretario dell’Ambasciata spagnola. La sua vita e la sua carriera si svolsero per lo più a Roma, ove ebbe ruoli di primissimo piano nella Chiesa cattolica per quasi mezzo secolo: da quando entrò ventenne, per volere di Leone XIII, nella Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici, fino alla morte, avvenuta per una banale operazione di appendicite, il 26 febbraio 1930, mentre era segretario del Sant’Uffizio (era stato nominato da Benedetto XV e confermato da Pio XI).

 


Fu però negli anni del pontificato di Pio X, dal 1903 al 1914, che Merry del Val, nella funzione di segretario di Stato, poté esplicare in modo fattivo tutta la sua azione, sia in campo diplomatico sia in quello dottrinario. Egli agì in perfetta simbiosi con Pio X, di cui, come sottolinea De Mattei, fu «un fedele e prezioso collaboratore». In particolare, egli seguì Papa Sarto in quella che fu la “prova più difficile” del suo pontificato: la lotta contro il modernismo, un movimento sorto all’interno della Chiesa che si proponeva di adattare la fede cattolica al tempo presente, forzando o anche distorcendo i dogmi e i principi fondamentali riconosciuti e trasmessi da una lunga tradizione. In verità, più che di un movimento compatto, si trattò di una serie di esperienze eterogenee che avevano però un tratto comune: tendevano ad anteporre il rapporto individuale del credente con la divinità al magistero della Chiesa. Una svolta “soggettivistica” che si armonizzava con le tendenze di fondo della modernità e, soprattutto, di una società avviata sul sentiero della secolarizzazione. La Chiesa, nata per “portare scandalo”, cioè per criticare il potere, rischiava di ridursi, nella visione dei modernisti, ad ancella dei miti e delle tendenze del proprio tempo. Quasi prefigurando la deriva relativistica e nichilistica che si sarebbe poi sempre più affermata negli anni a venire, fino ai nostri giorni, Merry del Val concepì il suo ruolo, al servizio di Pio X prima e al Sant’Uffizio poi, in maniera ferma e intransigente.

 


I suoi interventi, sempre argomentati e motivati in punta di diritto, furono costanti e puntuali, tesi a ristabilire la verità della dottrina trasmessa dalla tradizione. Egli non esitò a condannare nemmeno le idee e le opere di chi, come Charles Maurrais, pure convergeva, con il suo movimento politico dell’Action francaise, con la Chiesa cattolica nella condanna del repubblicanesimo anticlericale di una larga fetta della classe dirigente francese. Merry del Val condannò poi senz’appello anche la «letteratura mistico-sensuale» del decadentismo, in particolare le opere di D’annunzio, messe all’Indice al pari di quelle di Croce e Gentile. Il fatto che l’opera di questi tre autori, forse i più importanti che avesse allora il nostro Paese, fosse condannata, osserva acutamente De Mattei, «dimostra quanto lontano fosse il mondo della cultura italiana dall’insegnamento della Chiesa, ma anche il coraggio delle autorità ecclesiastiche nel condannare ogni forma di pensiero che si opponesse al Magistero». Fino ad arrivare a sfidare «il regime fascista, che aveva in Giovanni Gentile il suo filosofo e in Gabriele D’Annunzio il suo “Vate”». Probabilmente, questa sua intransigenza e “inattualità” ha fatto sì che Merry del Val fosse dimenticato anche da molti uomini di Chiesa. E forse spiega anche il fatto che la causa della sua beatificazione si sia in pratica arenata e si aspetti ancora di sapere se, oltre che “servo di Dio”, Merry del Val fu anche santo.

 

 

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