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Vivere bene? Il segreto sta tutto nelle pause: ecco come possiamo salvarci

Daniela Mastromattei
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«Solo sedendo e riposando l’anima diventa saggia», per usare le parole di Samuel Beckett. «Le pause sono la chiave, l’unica, per ritrovare energia e sono anche la strada per sperare di vivere bene e a lungo», spiega Eliana Liotta, scrittrice e giornalista scientifica nel suo libro La vita non è una corsa (edito da La nave di Teseo).

Un saggio realizzato in collaborazione con l’Università e l’Ospedale San Raffaele di Milano: una sorta di dialogo tra l’autrice e il neuroscienziato, l’endocrinologo, il gastroenterologo, lo psicologo, lo psichiatra, il fisiatra e l’oftalmologo. Ciascuno dal proprio punto di vista parla della necessità di rallentare (e, perché no, riscoprire l’ozio tanto caro a Cicerone) per allontanare la stanchezza e l’ansia per stare meglio in salute e restare giovani. Non è fannulloneria, lusso aristocratico o peccato delle anime pigre che Dante nel Purgatorio descrive costrette a muoversi in continuazione per contrappasso.

«Anche il pentagramma del nostro destino ha bisogno di intervalli. Risucchiati dal vortice dell’urgenza, dalla smania di riempire i buchi, dal terrore della noia, abbiamo smesso di cercare un ristoro profondo, dormiamo poco, riflettiamo a stento e non godiamo il sole. Poi, ci lamentiamo di sentirci esausti e cronicamente stanchi», sottolinea la Liotta. «Si va alla ricerca di stratagemmi per la longevità, quando la sintesi delle ricerche è nella sua essenza una sola: abbracciare l’equilibrio tra vuoti e pieni», svela l’autrice. Gli specialisti sono d’accordo nel sostenere che lavorare senza soste, dormire poco e male, restare attaccati tante ore a computer e telefonino mettono in crisi benessere fisico e psicologico. Abituati come siamo a correre dalla mattina alla sera, da una parte all’altra della città, da casa al lavoro e dal lavoro a casa in una società che ci vuole veloci come lepri fa apparire dei veri rivoluzionari coloro che invitano a darsi una tregua.

 

IL RIPOSO

«Riposarsi è diventata un’attività da apprendere», continuala scrittrice. Tanto che in un ateneo americano, la Lawrence University, nel Wisconsin, il corso di maggiore successo degli ultimi anni s’intiola “Doing nothing” e insegna agli studenti l’arte di non fare niente. A lezione, i docenti spiegano quando disconnettersi dai cellulari, come rilassarsi attraverso la meditazione, istruiscono sul tai chi o sulla danza. Diciamolo è la rivincita dell’intelligenza naturale sull’intelligenza artificiale. E mentre i super manager fanno a gara a chi dorme meno, vantandosi di riposare solo «quattro ore» a notte e di sentirsi in gran forma, gli esperti pongono l’accento sull’importanza di dormire dalle 7 alle 8 ore. I capi che non riposano abbastanza prendono decisioni come se fossero ubriachi. Gli insonni per scelta dovrebbero leggere lo studio riportato nel libro: «Un cinquantenne che dorme sempre e solo cinque ore o meno corre il rischio di ammalarsi di patologie croniche superiore del 30-45%. Il sistema immunitario si logora».

«Dormire fa bene all’apparato cardiocircolatorio oltre che allontanare lo stress, “pulire” il cervello e aiutare la memoria. Il poeta romano Ovidio diceva «un campo che ha riposato dà un raccolto abbondante». In effetti, dietro al vecchio e saggio detto “la notte porta consiglio”, si nasconde una grande verità ro poiché mentre si riposa si abbassa la razionalità e le idee possono finalmente muoversi in libertà in favore della creatività. Riposiamo senza sensi di colpa, e nel dolce far niente iniziamo a provare piacere. È esattamente quel piacere a darci benessere. Altro che ansiolitici. «Ci sono pause non negoziabili, personalissime, alle quali non bisogna rinunciare, sono loro a renderci anche più riflessivi e a indicarci soluzioni a problemi mai risolti per colpa del vivere in modo frenetico». Insomma, le pause (sante subito), come emerge dagli studi scientifici, riducono il rischio di cancro, infarto, diabete, demenza.

«Le pause rigeneranti sono intermissioni attive, di qualità, sono le interruzioni della sedentarietà, dell’isolamento e dell’inerzia del pensiero, perché siamo nati per muoverci, per stare con gli altri e per appagare la curiosità, non per passare le giornate seduti davanti a un pc, a uno smartphone o alla televisione», si legge sul libro che ha la capacità di farci riflettere sull’importanza di rimodulare le nostre giornate. Imprenditori e datori di lavoro illuminati sanno che un dipendente che pensa al proprio benessere sarà più creativo, disponibile e collaborativo. Nel frattempo «viviamo in apnea ci dimentichiamo di respirare, e neanche lo sappiamo», fa notare l’autrice. «Negli ultimi anni, la scienza occidentale conferma quanto le culture orientali sostengono da secoli che imparare a controllare la respirazione può aiutare quanto un farmaco. Diminuisce il numero di battiti del cuore e migliora l’umore». Dovremmo allenarci a un ritmo rilassato e ampio del soffio vitale, anche qualche minuto al giorno, lasciare da parte i pensieri angosciosi e ricordare Cicerone: «Finché respiro, spero».

 

BENEFICI DEL SOLE

Goffredo Parise descrisse la malinconia come il sentimento del crepuscolo quando il sole è sparito sotto l’orizzonte e nel cielo rimane una luminosità incerta. L’alba, viceversa, è rinascita e lo è anche per il nostro corpo. Passeggiare al mattino è una cura poetica e reale contro la tristezza. «Dunque, la luce solare da milioni di anni attraversa la retina dei mammiferi e stimola l’orologio biologico incassato nel profondo dell’encefalo. Subito cresce nel nostro corpo la secrezione di serotonina, ed è una promessa di felicità», si legge al capitolo “Prendersi pause di luce”. «Il benessere psico-fisico parte da un raggio di sole: basta esporsi 5-10 minuti ogni giorno», suggerisce Eliana Liotta. E il buon umore schizza alle stelle. 

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