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Antonio Scurati contro Meloni: "Mi ha messo un bersaglio in faccia"

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"Esco di casa e ho paura, mi hanno messo un bersaglio in faccia". Antonio Scurati non è solo un "martire dell'informazione": stando alle sue parole, pronunciate domenica pomeriggio a Napoli all'evento La Repubblica delle Idee, è anche una possibile vittima dell'odio politico. Lo scrittore ha letto il suo monologo preparato per il 25 aprile per Che sarà, su Rai 3. Un programma a cui lui non ha partecipato. Le opposizioni hanno gridato subito alla "censurato". E lui ringrazia: "È duro, faticoso, doloroso, sono un privato cittadino che legge e scrive libri e all'improvviso mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita. Dopo che accadono delle cose arriva la paura, esci di casa e guardi a destra e sinistra", ha detto Scurati. 

Sono durissime le sue parole contro Giorgia Meloni e la stampa di centrodestra, Libero compreso. "Viva l'Italia antifascista", chiosa Scurati dopo aver letto in piazza il discorso preparato per Serena Bortone, che la conduttrice ha comunque letto sabato sera. Parla di "attacchi personali denigratori che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore". E ancora: "Pensavo che la Rai fosse anche mia, del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto 'tu non entri', come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese". La Rai sabato ha più volte fatto sapere che l'ospitata era saltata per motivi economici e che Scurati sarebbe in ogni caso potuto intervenire a titolo gratuito, come peraltro previsto dalla scaletta della trasmissione.

 

 

 

"Vediamo da dove viene - ha quindi detto a proposito dela premier Meloni -, dalla militanza giovanile nel Movimento sociale italiano fondato da Almirante e Romualdi, i servi degli aguzzini tedeschi, i massacratori, i fucilatori". E aggiunge: "Sono loro che non vogliono dire quella parolina e che non vogliono fugare le ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro".

 

 

 

"È sbagliato e fuorviante aspettare la camicia nera. Ci sono altre forme di violenza, non fisica, ma verbale, intimidatoria, nuove forme di aggressione alla democrazia che hanno radici lontane". E dunque "non aspettate il ritorno delle squadracce fasciste": "non marciano su Roma, arrivano a Roma vincendo libere e democratiche elezioni".

 

 

 

"Quando un leader politico di tale carisma, come sicuramente è la premier Meloni, che ha un seguito molto vasto, nel cui seguito da qualche parte là sotto, vista anche la storia politica da cui proviene, c'è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza", "quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i 'giornasquadristi' fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto 'l'uomo di M.', ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c'è. Succede, è già successo". 

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