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Ilaria Salis, Giuseppe Paccione: "Ungheria-Ue, ora inizia lungo braccio di ferro"

Daniele Dell'Orco
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Giuseppe Paccione, docente di Diritto Amministrativo all’UniCusano, sgombra subito il campo da diversi equivoci. Primo: il processo a Ilaria Salis andrà avanti a prescindere dal suo approdo ufficiale al Parlamento Ue. Che, comunque, non è così scontato... «No, ora inizierà tutto un iter legislativo tra Europa e Ungheria. Partendo da un presupposto di fondo: l’appartenenza all’Ue comporta che le norme del diritto comunitario debbano non solo essere rispettate da tutti gli Stati membri, ma abbiano valenza superiore a quelle di carattere nazionale».

Se l'Europa le concede l’immunità, quindi, ci sarà poco da fare...
«Sì e no. Nel senso che Salis acquisirà automaticamente l’immunità funzionale al momento della proclamazione, che verrà ufficializzata dall’Italia, e dall’accettazione della stessa da parte di Bruxelles. La sua elezione, pur non annullando le accuse a suo carico, secondo il Protocollo numero 7 (capo terzo, art.7 e 8, ndr) sui privilegi e sull’immunità dell’Unione europea, prevede che gli eurodeputati beneficino della libertà di movimento sul territorio comunitario e dell’esenzione dalle misure cautelari. L’Ungheria, comunque, farà valere i propri diritti affinché le venga negata».

 

 

Come?
«Sono certo che il giorno stesso della proclamazione inizierà a lavorare per inviare una relazione all’Europa per la revoca dell’immunità, possibile solo dimostrando che il reato per cui è imputata sia stato commesso in flagranza».

E diventano fondamentali le famose prove video che mostrerebbero un suo ruolo attivo nelle aggressioni contro i presunti “neonazisti”...
«Certamente i magistrati magiari dovranno convincere la Commissione parlamentare, che si occuperà di analizzare le prove, che le forze dell'ordine l’abbiano colta mentre commetteva un reato grave. Nel caso la richiesta fosse accolta, il Parlamento dovrebbe votare la revoca dell’immunità a maggioranza dei membri che lo compongono (361 su 720, ndr)».

Se facessero muro?
«Budapest potrebbe teoricamente presentare ricorso presso la Corte di giustizia dell’Unione Europea».

La faccenda diventerebbe ancora più ingarbugliata...
«Lo è già. Nel senso che sebbene le norme siano chiare sono comunque soggette ad interpretazione. Essendo un caso spinoso, non sarei certo degli esiti di nessuno dei vari step».

 

 

L'unica cosa certa è che nel frattempo verrà scarcerata...
«Sì, quando l’Ungheria riceverà la notifica dall’Italia e dall’Ue».

Il governo italiano che ruolo svolge in questa partita?
«Salis non è stata eletta nel Parlamento nazionale, quindi l’Italia non può fare granché senza rischiare di violare la giurisdizione magiara. Può fare appelli, vigilare sul rispetto dei diritti umani, ma sebbene Salis rappresenti gli elettori italiani, questi sono anche cittadini europei. Il contenzioso riguarda Budapest e Bruxelles.

Nel caso fosse condannata prima del termine del mandato?
«Si innescherebbe un altro iter a sua volta complicato. A meno che non si dimettesse, come fece Enzo Tortora». 

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