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Tomaso Montanari, il rettore buonista non vuole i pachistani

Alessandro Gonzato
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Dev’essere un caso di omonimia, o una bufala lanciata dalla Fasciosfera. Certo: è sicuramente la disinformazione delle destre. Il Tomaso Montanari che si lamenta degli studenti pachistani non può essere lo stesso rettore dell’Università per stranieri di Siena, il paladino dei porti spalancati, del politicamente prono, il buonista che più buono non ce n’è. D’altronde l’uomo dell’intellighenzia di sinistra, il commentatore ambito dai quotidiani progressisti non potrebbe mai scrivere una lettera alle autorità locali per «metterle a conoscenza delle molteplici segnalazioni che ci sono pervenute in seguito all’uso scorretto, da parte dei rifugiati del Pakistan, degli spazi dell’ateneo».

Gli spazi sono quelli della mensa. Il Montanari in questione si è rivolto al sindaco di centrodestra lamentando che l’Università per stranieri di Siena mette a disposizione gli spazi «per la loro (dei pachistani, ndr) partecipazione ai corsi di lingua italiana, organizzata gratuitamente», e loro non possono comportarsi così. Fosse davvero il Montanari-rettore sarebbe il mondo al contrario, quello del Vannacci odiato dai progressisti. Questo Montanari ha spiegato che ci sono stati «casi spiacevoli di comportamenti indecorosi nei confronti di chi lavora nell’ateneo», e «se tali condizioni continueranno a manifestarsi», ha aggiunto, «per l’ateneo potrebbe essere difficile proseguire nel sostegno ai rifugiati e l’azienda per il diritto allo studio potrebbe non continuare ad accettarli». Ora abbiamo la certezza: non è lo stesso Montanari della sinistra.

 

 

Anzi no, colpo di scena, è lui. Ma no, dai, com’è possibile? Lo è, e il caso lo chiude la stessa Università che in una nota protesta perché «la lettera» di lamentele doveva rimanere «riservata»: «È stata del tutto inopportunamente inoltrata alla stampa da uno dei destinatari, dando così luogo alle strumentalizzazioni di queste ore». Ah: la strumentalizzazione. Non è il Montanari che ha protestato (a ragione) come avrebbe fatto un qualsiasi razzistaccio di destra: sono stati i giornali a lui ostili a creare un caso dal nulla. Come quando i villeggianti radical-chic di Capalbio, undici mesi all’anno sostenitori delle Ong del mare, avevano fatto il diavolo a quattro per l’arrivo ad agosto di cinquanta richiedenti asilo. Avevamo strumentalizzato anche allora: i villeggianti erano entusiasti dei nuovi vicini d’ombrellone. Li avevano accolti col Dom Pérignon.

 

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