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Zona Bianca, Capezzone contro la femminista: "Caso-Petrolini, l'ipotesi da considerare"

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Prosegue lo scontro a Zona Bianca. Al centro del dibattito andato in onda domenica 6 ottobre su Rete 4 la vicenda che ha scosso Traversetolo e l'Italia intera: una studentessa di 21 anni finita ai domiciliari con l'accusa di aver ucciso e seppellito i suoi due figli dopo averli partoriti. E se per la femminista Francesca Bubba Chiara Petrolini sarebbe stata vittima dello stigma sull'aborto, non è della stessa idea Daniele Capezzone. Il direttore editoriale di Libero, in studio da Giuseppe Brindisi, vuole parlare in modo "garbato e garantista". Non però senza dire le cose come stanno: "È una persona accusata di un doppio, orrendo infanticidio. Vi prego di prendere in considerazione l'ipotesi che possa essere colpevole pienamente".

I dubbi infatti non mancano: "È la seconda volta che succede - tiene a precisare Capezzone -. Se tu hai subito un'esperienza traumatica la prima volta, ti sei trovata in stato interessante senza volerlo, non sei riuscita nè a fare la contraccezione prima nè l'aborto legale nei tempi, ma che fai? Ci ricaschi clamorosamente reiterando?". Tesi ben diversa quella della scrittrice: "Non è vero, cercava anche metodi per abortire con le erbe addirittura e con i pugni nella pancia, quindi poniamoci una domanda. Lei comunque cercava di abortire, evidentemente è così forte la barriera culturale, lo stigma, che neanche ci ha provato".

 

 

Ma non è tutto, perché a detta di Bubba sarebbe a dir poco impossibile che nessuno si sia accorto delle gravidanze in corso: "Io credo che nessuno ha voluto vedere nulla, quantomeno il fidanzato. Io posso ammettere che un passante, un'amica non se ne accorga ma un fidanzato... Non dimentichiamo che l'evidenza di una gravidanza non si riscontra soltanto dalla presenza di un pancione. Per me la figura del fidanzato continua a rimanere torbida anche in relazione alle sue esternazioni pubbliche". Insomma, un vero e proprio tabù. 

 

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