È scientificamente provato che l’at- tore Luca Marinelli è un gran paraculo. Oppure uno sfigato. Perché gli capita sempre di recitare sacrificando se stesso. Prima il turbamento provocatogli dalla parte di Benito Mussolini in M-il figlio del secolo, ma non quando passa all’incasso. E ora un’altra atroce sofferenza nel film che interpreta sotto la regia di sua moglie, Alissa Jung, che offre agli spettatori, “Paternal Leave”, che poi è il racconto del rapporto truce tra un padre e una figlia che si perdono per anni e poi si ritrovano con lo stesso rancore di prima.Tutto questo Marinelli lo traduce in patriarcato (ma è per via coniugale) e ci infligge la morale sul femminismo che finalmente si ribella. L’esibizione dell’attore è in un’intervista alla Stampa, che ospita una recita che non è in celluloide. Marinelli soffre e s’offre, potremmo osservare. «Siamo fortemente vittime di questo sistema patriarcale che alla fine non ha fatto bene a nessuno, ma questo vale anche per le madri. Insomma credo sia l’ascolto dei figli che fa un buon padre e una buona madre».
Con questa rarità intellettuale, Marinelli si presenta a parlare di genitorialità nella presentazione del film. Girato nella riviera Romagnola, esso racconta la storia di un’ostinata e arrabbiata ragazza tedesca che decide di intraprendere un viaggio nella riviera romagnola per incontrare il padre biologico che non ha mai conosciuto, perché è fuggito non appena saputo della sua esistenza. Già dal primo incontro tra la ragazzina e il padre Paolo, che vive in un camper e gestisce un bar sulla spiaggia, è un continuo scontro. Lei è piena di domande e lui ha meno risposte. Soffre per questo? Macchè, tutto è molto più banale, sembra di capire.
«Il fatto che si incontrino due persone che sono nello stesso momento critico della vita» dice Marinelli del suo personaggio di Paolo, «è una vera fortuna per lui perché con l’arrivo di Leo è costretto a mettersi per la prima volta allo specchio e finalmente si vede». Chissà se lui ci ha provato nella vita reale. E ancora, ecco la tracimazione: «Grazie al femminismo stiamo tentando oggi di rovesciare un patriarcato che è sempre stato, per uomini e per donne, un problema gravissimo. Vivendo nella nostra famiglia, con Alissa che ha due figli dal suo primo matrimonio, ho imparato che la cosa più importante che i genitori possono fare è ascoltare i propri figli e soprattutto imparare da loro. I figli, rispetto a noi – aggiunge Marinelli -, sono molto più collegati al presente. Insomma se noi abbiamo più esperienza, loro vivono più consapevolmente».
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“Io sto bene, io sto male”. Il fascismo eccolo arriva sempre di più. Sempre più forte. Bussa a...E c’era bisogno di fare un film per soffrire così tanto, povero protagonista della parte voluto dalla moglie “patriarca”? Ora pro nobis, potevano intitolare così l’intervista, favoriti dalla coincidenza col Conclave... Ma non è sufficiente ammettere semplicemente che gli piace il suo mestiere e che per soldi reciterebbe anche la qualunque? La morale anche no. Anche perché alla fine dell’intervista l’attore ha ritagliato uno spazio per parlare del femminismo e del patriarcato al giorno di oggi: «Grazie al femminismo stiamo tentando di rovesciare un patriarcato che è sempre stato, per uomini e per donne, un problema gravissimo. Siamo tutti, fortemente, vittime sofferenti di un sistema patriarcale che non si sa a chi abbia fatto bene, penso a nessuno. Stiamo facendo grandi rivoluzioni in questo campo, dobbiamo andare avanti, questo è semplicemente un inizio. Ma io sono fiducioso, le cose cambieranno». Magari quel giorno Luca Marinelli smetterà di recitare.