Il compagno-attore piange la fine degli aiuti di Stato

Il tax credit per i film italiani, gli attacchi ad Alessandro Giuli e l'ipocrisia della galassia progressista
di Anna Lisa Terranovagiovedì 15 maggio 2025
Il compagno-attore piange la fine degli aiuti di Stato
3' di lettura

Avviso ai lettori. Questo è un articolo fondato sul vittimismo di destra. Nel senso che qui si sosterrà la tesi che i detrattori di Alessandro Giuli sono i portavoce di una sinistra risentita che si sente scippata dal sacro dovere di animare le arti italiane. L’attore Elio Germano dice che Giuli e la destra si comportano come un clan che si spartisce i posti che contano mentre il cinema muore. Il ministro risponde e parte la campagna anti-Mic: il cinema e le arti tutte sono state ridotte in polvere da questo governo di ignorantoni. Il tema è quello del tax credit che non può, ebbe a dire Giuli nell’aula della Camera, «diventare un super bonus per un mondo assistito da un reddito di cittadinanza cinematografico».

Eppure, sempre per restare a Elio Germano, il film che glorificava Enrico Berlinguer (che magari per alcuni non è proprio un eroe nazionale da celebrare) ha ricevuto 450mila euro di finanziamento (contributo selettivo) nel 2023. Non che il predecessore di Giuli non fosse stato anche lui bersagliato come insensibile al culto della settima arte tanto da doversi difendere con una lettera al Foglio: «Delle 459 opere cinematografiche sostenute attraverso il tax credit automatico tra il 2022 e il 2023», spiegò Sangiuliano «oltre 345 non sono mai uscite in sala. Ciò non è solo un antieconomico spreco di denaro pubblico, ma anche un disincentivo alla vera creatività...». Tra l’altro val la pena di sottolineare che il cinema italiano è in espansione e non appare in affanno anche se di sicuro le incertezze sul tax credit penalizzano soprattutto i piccoli e medi produttori. L’ultima legge di bilancio stabilisce, in definitiva, che il tax credit sia riconosciuto in misura non inferiore al 15% e non superiore al 40% del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche e audiovisive.

Ma non è solo questione di soldi. Il punto è che Giuli ha osato replicare e, oltre alla battuta sulla sinistra che si è buttata sui comici, ha detto anche altro: «Chi pretende di accostarmi a un presunto clan, in Italia, non fa pensare al tartan scozzese ma evoca addirittura l’ombra della mafia, laddove farebbe meglio ad ammettere i danni provocati dal tribalismo domestico gauchista». «È stato aggressivo» ha sentenziato Annalisa Cuzzocrea «e questo preoccupa, quindi d’ora in avanti avremo solo mostre su Tolkien e su D’Annunzio...». Niente, la mostra su Tolkien non l’hanno proprio digerita: eppure ha attirato oltre 300mila visitatori su Roma, Torino, Napoli e Catania. E a settembre andrà a Trieste. E D’Annunzio, che avrà mai fatto di male per essere agitato come una sorta di spauracchio per esorcizzare l’arrembante cultura “di destra”? Eppure è stato indubbiamente uno dei grandi del Novecento. Anche Ascanio Celestini si è sentito in dovere di dire la sua sull’argomento (e c’è da scommettere che la serie delle lagnanze è tutt’altro che finita) in una intervista al quotidiano Domani. Esordio: «Giuli si è reso conto di essere un personaggio buffo preso in giro da tutti e allora si vendica...».

Celestini non può vantare la medaglia di un’aggressione verbale da parte del ministro ma durante un suo spettacolo - racconta - gli hanno urlato «comunisti di merda». Poi Celestini alza il tiro: «Oggi c’è un pezzo di governo che smonta l’unico dispositivo ideologico che tiene insieme il nostro paese: l’antifascismo». E siamo sempre al solito punto. Non solo: la destra mica può parlare di cultura perché, dopo la fine del fascismo, il neorealismo nel cinema e la letteratura postbellica avrebbero “polverizzato le baracconate” del fascismo. Liquidati con una battuta Cinecittà e Pirandello... vabbè. Ma non basta mica. Ai neofascisti, per Ascanio Celestini, è rimasta solo la scrittura fatta col sangue delle vittime delle stragi. Insomma si torna all’aulico “fascisti carogne tornate nelle fogne” immaginando un filo rosso che legherebbe stragisti e ministri di Fratelli d’Italia. Resta un interrogativo di fondo: come polverizzare il riaffiorare di quest’odio, di quest’onda di risentimento, di questo livore? È più preoccupante Giuli che annusa le riviste o gente così fradicia di pregiudizio?

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