Era l’editore italiano più fantasioso e liberale, Edilio Rusconi. E anche un intellettuale molto raffinato, aveva iniziato laureandosi, a ventiquattro anni, con una tesi su Alfredo Panzini, alla sua amata Università Cattolica. Quindi la collaborazione come critico letterario con Piero Bargellini e Curzio Malaparte, poi giornalista con il Corriere della sera e La Stampa. Moriva il 10 luglio 1996, saranno trent’anni nel 2026, Edilio Rusconi, il più contestato dalla sinistra, e infatti tutti fecero in fretta a liquidarlo, in un certo senso anche il figlio Alberto, che si affrettò a vendere la casa editrice ai francesi della Hachette, che poi a sua volta vendette al colosso americano Hearst, dove i dirigenti, corti di vista, invasati delle nuove tecnologie, pensarono bene di mandare al macero preziose raccolte di periodici che avevano narrato l’intera storia del nostro paese nel dopoguerra. E sopravvissuta solo la testata Gente tutte le altre sono state chiuse, (Gente Viaggi, Gente Motori, Rakam, Scienze e Vita, Gioia il femminile che già negli anni ‘80 pubblicava “inchieste al maschile” e vendeva quanto l’allora prestigioso Panorama, tirature altissime da centinaia di migliaia di copie). Ma la sinistra aveva creato intorno a Edilio una specie di cordone sanitario.
Nessuno, tra i soliti comunisti, ricordava che aveva partecipato alla Resistenza con Edgardo Sogno, arrestato e deportato in un campo di concentramento a Echternach, in Lussemburgo, dal quale era fuggito in modo avventuroso, per tornare assetato di vita e dalla voglia di fare, perché Edilio aveva una convinzione: la gente vuole sognare. E con lui lo avrebbe fatto, raccontando le storie dei reali perduti, prima dirigendo il settimanale Oggi di Angelo Rizzoli, quando chiese mezza lira per ogni copia venduta in più e diventò ricco. Così si mise in proprio, e lavorò con una visione del futuro giornalistico: didascalie enormi, lui incubo dei redattori, che i soliti invidiosi avevano battezzato oltre che “il biundin” in milanese, anche “il puffo malefico”, per la bassa statura e la tendenza ad essere drastico con chi non ci sapeva fare. Edilio guardava alle capacità - da buon milanese che da ragazzo aveva anche vissuto in Belgio- esule coni genitori, il padre era orafo, e non alle simpatie politiche.
Aveva assunto anche fra i “rossi” quelli bravi e se c’era qualcuno che aveva particolari problemi, economici o familiari, lo faceva aiutare dalla casa editrice. Volle pagare il funerale di una giovane grafica morta all’improvviso. Alcuni giornalisti lo ricambiavano con sghignazzi triviali la vigilia di Natale, quando tutti andavamo a fare gli auguri nel suo ufficio, lo chiamavano “il bacio della pantofola”. Aveva sempre troppo da fare. Divertente era stata una sua battuta sulla coppia di custodi in portineria, «hanno un cane simpatico e lo trattano benissimo, pensare che sono comunisti». Tra quelli della vigilia ci fu chi sarebbe andato ad urlare sotto la finestre della mitica redazione di via Vitruvio 43, negli anni delle Brigate rosse e dei gambizzati. Ho passato trent’anni della mia vita in Rusconi, ogni volta che pensavo di cambiare, accade ai giornalisti, la decisione mutava, sia perché mi aumentavano lo stipendio, sia perché mi consentivano di occuparmi degli argomenti che adoravo, dalla letteratura al cinema.
C’era soltanto un modo per essere apprezzati alla Rusconi, darsi da fare nel senso giornalistico, dimostrare ogni giorno di essere all’altezza, i più bravi di tutti. Inoltre, resistenza a rovescio, come dicevo i cortei si adunavano sotto le finestre e urlavano con violenza crescente, «Rusconi, fascista, sei il primo della lista». Nel frattempo, dopo aver fatto parte della giuria del premio Bagutta, Edilio aveva pensato bene di convincere gli industriali del Veneto a fondare il premio Campiello. Se ne ricordano, gli spocchiosi che ogni anno si pavoneggiano alla cerimonia nel cortile di Palazzo Ducale? Di sicuro non lo citano mai. Rusconi fece un solo errore di “mercato”: dopo aver acquistato Italia1, la rivendette velocemente a Silvio Berlusconi. Non credeva nella Tv.
Lovecraft, la versione meno conosciuta dello scrittore: i suoi incubi in versi
Howard Phillips Lovecraft, il maestro dell’inquietudine che pastura e tortura il lettore a dosi per nulla omeopati...Ma intanto viaggiava su altri fronti, varava la sezione libri, in principio diretta dal sottilissimo Alfredo Cattabiani, che “beveva” letteratura come calici di champagne. E con la loro alleanza si verificò il miracolo, la pubblicazione di Tolkien in Italia. Sono cinquantacinque anni dall’uscita de Il signore degli anelli, con la prefazione di Elémire Zolla. Cameo finale. Chi ricorda che Edilio produsse l’ultimo film di Luchino Visconti, Gruppo di famiglia in un interno, con Burt Lancaster, Silvana Mangano ed Helmut Berger? Nessuno voleva più il conte rosso, lo finanziò Rusconi, il fascista.