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Sigfrido Ranucci contro i giornali di destra: "Usati come manganelli"

di Massimo Sanvitomartedì 28 ottobre 2025
Sigfrido Ranucci contro i giornali di destra: "Usati come manganelli"

3' di lettura

È un florilegio di attacchi politici, di antifascismo imperante, di inni alla Resistenza, di retorica del genocidio, di allarme dittatura. Se la cantano e se la suonano nella Sala della Lupa di Montecitorio, dove la propaganda palestinese si mischia al livore verso il governo e i giornali di destra. Ah, la libertà di stampa... La scusa per aprire il fuoco è la presentazione del libro di Rula Jebreal, intitolato “Genocidio”. Al fianco della giornalista e scrittrice, israeliana naturalizzata italiana di origini palestinesi, ci sono il capo del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e l’uomo del momento, ovvero il conduttore di Report Sigfrido Ranucci.

Parte Rula. «Questo libro, raccontare la verità è un atto di resistenza», spiega, ricordando «la Costituzione antifascista nata dai partigiani contro le atrocità del passato». E prosegue: «Per mela libertà di stampa è un pilastro della democrazia. Sigfrido Ranucci lo considero un guardiano della democrazia e della verità e vorrei dirvi che è un eroe nazionale di questa Repubblica».

PARAGONI ARDITI

Poi un paragone quantomeno forzato: «La bomba che è stata messa davanti casa sua mi fa ricordare i 280 giornalisti palestinesi uccisi a Gaza perché raccontavano la verità. La bomba a Sigfrido è un messaggio a tutti noi: dovete stare zitti o vi facciamo fuori. Per fortuna Sigfrido è sopravvissuto, a Gaza i giornalisti sono massacrati ogni giorno perché il governo israeliano ha deciso di seppellire la verità. Io credo ci sia un nesso diretto della violenza omicida tra l’attentato a Sigfrido e gli attacchi alla stampa a Gaza ma in questo Paese possiamo fermarlo, a Gaza abbiamo fallito».

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Prende la parola Ranucci, giacca di pelle d’ordinanza, e dopo una digressione storiografica sulle guerre in Medio Oriente, ricordando la sua esperienza di inviato in Iraq, comincia a martellare. Tra i bersagli ci siamo anche noi di Libero. «Se si volesse affrontare il tema dell’informazione bisognerebbe avere la coscienza e la mappatura di cosa sta accadendo in questo momento: noi abbiamo editori omologati, editori politicizzati, addirittura un senatore (in realtà è un deputato, ndr) gestisce dei giornali che usa come un manganello», attacca il conduttore di Report riferendosi a questo giornale, al Giornale e al Tempo «Oggi ci sono tre o quattro articoli contro di me e dopo tutta questa solidarietà sono contento, mi stavo annoiando, anche perché è una solidarietà ipocrita.

Quindi hanno ricominciato a delegittimare Report», aggiunge. Poi spara: «Se c’è un dato inoppugnabile, lo dicono tutti i tribunali d’Italia, è che nella sua storia trentennale Report ha detto la verità. Continueremo a fare il nostro e continueremo a impegnarci per consegnare alle nuove generazioni un futuro migliore». Vincere cause per diffamazione, però, è cosa ben diversa dall’essere i detentori della verità suprema. Anche perché, a dirla tutta, le inchieste di Report non hanno quasi mai portato a nulla a livello giudiziario.

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RETORICA PRO-PAL

Ranucci ora indossa la kefiah (solo in senso figurato). «So cosa abbiamo dovuto passare, come Report, per usare per la prima volta la parola genocidio in una trasmissione televisiva in Rai. Mi si chiedeva continuamente di cambiare il titolo e il lancio della puntata, qualcuno si è anche sorpreso per il fatto che avessimo usato il termine genocidio. Negare la realtà significa negare la possibilità alla gente di essere consapevolmente informata, di poter operare le proprie scelte, significa cancellare con queste azioni la memoria del futuro che è il tentativo anche che si sta facendo con alcune leggi che ci portano all’oblio di Stato. In un contesto di guerra usano le bombe, in un contesto di pace usano le querele temerarie», attacca ancora.

Rula Jebreal applaude: «I cittadini, se ben informati, votano in maniera giusta». E chi lo stabilisce qual è l’informazione buona e qual è il voto giusto? Forse ciò che pende a sinistra? E poi: non dovrebbe esserci il pluralismo in una democrazia che si rispetti? Chissà. E poteva mancare, infine, il richiamo a Giorgia Meloni?

Ovviamente no. E infatti sentite l’autrice di “Genocidio”: «Il governo Meloni potrebbe fare la cosa più importante: smettere di fornire armi a Israele ma soprattutto potrebbe ritirare la licenza che è stata ricevuta dall’Eni di esplorazione dei giacimenti di gas, perché appartengono ai palestinesi. Quindi se l’Eni vuole fare una trattativa con i palestinesi, ben venga, potrà ricevere le licenze, ma le licenze date da Israele sono illegali».