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Francesca Albanese, il College de France le sbatte la porta in faccia

di Susanna Barberinimartedì 11 novembre 2025
Francesca Albanese, il College de France le sbatte la porta in faccia

(LaPresse)

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Gente seria i francesi, quando s’impegnano. Il College de France, il più prestigioso e antico centro di ricerca del Paese transalpino, ha annullato una conferenza sulla Palestina alla quale aveva invitato la relatrice Onu, Francesca Albanese, l’ex Alto rappresentante europeo, Josep Borrell e l’ex ministro degli Esteri, Dominque de Villepin. «Di fronte alle polemiche e ai rischi riguardo al simposio si è pensato di tenerlo a porte chiuse», ma «non è stato possibile», spiega il College in un comunicato. Da qui la decisione di cancellare la conferenza prevista per il 13 e 14 novembre, visti gli obblighi «per la sicurezza del personale e dei partecipanti, e di evitare rischi per l’ordine pubblico». Plaude il ministro dell’Istruzione, Philippe Baptiste, che non ha fatto mistero di essere intervenuto personalmente. «Difendere la libertà accademica significa difendere un dibattito libero, rispettoso e pluralistico. Questo è il messaggio che ho trasmesso al direttore del College de France negli ultimi giorni», ha scritto su X, ma il simposio «molto probabilmente non avrebbe soddisfatto queste condizioni».

Dura la reazione dell’Albanese. «La Francia, culla dell’Illuminismo, sta ora soffocando la libertà accademica ogni volta che fa luce sulla Palestina. Qualunque ne siano le ragioni, politiche o ideologiche, sta sacrificando i suoi principi a una crociata anti-palestinese tanto pericolosa quanto invasiva», tuona su X la relatrice dell’Onu, come se lei fosse l’unica depositaria della verità. Per l’Albanese il metro di misura della libertà dipende da quando può fare i suoi monologhi.

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L’Albanese, tuttavia, è stata costretta a fare un passo indietro e chiedere scusa al sindaco di Reggio Emilia. Lo aveva già fatto di persona, ma l’intervista al Corriere delle Sera per l’uscita del suo ultimo libro è servita a rafforzare la cosa, sostenendo che «non è proprio da me», dice la relatrice dell’Onu, affermando che «sicuramente» non rifarebbe la plateale «tirata d’orecchie» al sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, per il suo impegno umanitario, sostenendo che «il processo di pace serviva per la liberazione degli ostaggi israeliani».

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