«Landini revochi lo sciopero». A dirlo non è Matteo Salvini, preoccupato per le ripercussioni sui trasporti. E neppure un esponente di governo, di quella destra tanto additata di voler silenziare le manifestazioni. A chiedere che il 12 dicembre il sindacato faccia un passo indietro sono i docenti. Proprio così, la stessa categoria – quella dei lavoratori – che il leader della Cgil dice di voler tutelare. In queste ore alcuni insegnanti, impegnati con i corsi Indire per la specializzazione sul sostegno, hanno voluto inviare a Maurizio Landini una lettera. Il problema? Il 12 dicembre si terrà l’esame intermedio «che – spiegano i membri della Community Uniti per INDIRE – richiederà lo spostamento di una moltitudine di docenti provenienti da tutta Italia, da Nord a Sud, dalle isole alle regioni centrali». Il ragionamento è il seguente: «La situazione è già abbastanza difficile per molti di noi, che dovranno affrontare un lungo viaggio e un esame importante, e lo sciopero del 12 dicembre non farà altro che aggravare ulteriormente la situazione».
BIGLIETTI DEL TRENO
Insomma, la protesta rischia di creare non pochi disagi. A maggior ragione se si considera che molti degli interessati «hanno già acquistato biglietti per il 12 dicembre e non hanno assicurato il viaggio». Da qui l’appello affinché «si possa trovare un altro modo o un altro momento per protestare, senza arrecare danno a una categoria di lavoratori che già sopporta molti disagi ogni giorno». In parole povere il Comitato chiede una revoca dello sciopero in base al principio che «il sindacato dovrebbe tutelare tutti i lavoratori, non solo una parte di essi». E se lo dicono gli insegnanti... Pensare che il segretario della Cgil ha giustificato lo sciopero, l’ennesimo, e ancora una volta di venerdì, con il problema degli stipendi «che non aumentano, perché continua la precarietà, perché hanno bloccato le pensioni, perché non stanno accettando di introdurre un sistema che tuteli davvero il potere d'acquisto dei salari». Il tutto ovviamente puntando il dito contro il governo Meloni.
Tra le richieste principali all’esecutivo figura lo stanziamento di risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali del pubblico impiego. Ma come? Ma è la stessa Cgil che qualche giorno fa ha deciso di non firmare il nuovo contratto scuola, sottoscritto invece dalle altre sigle sindacali? Ebbene sì. Landini è stato l’unico sindacalista che ha rifiutato di firmare un aumento degli stipendi medio di 150 euro per 1,2 milioni di dipendenti pubblici di cui 850 mila docenti. L’accordo infatti prevedeva un incremento medio lordo di circa 150 euro mensili per i docenti, con punte di 185 euro in base all’anzianità di servizio e a 240 euro per ricercatori e tecnologi. Poco per Landini che ancora una volta ha fatto uscire il politico che c’è in lui: «Se sono così convinti che questo contratto piace agli insegnanti – andava dicendo -, lo sottopongano al referendum, al voto dei lavoratori pubblici e delle lavoratrici pubbliche, e se la maggioranza lo approva, saremmo pronti anche noi ad accettarlo».
In Onda, Mieli stana Landini? "Perché promuove gli scioperi"
Sciopero, sciopero e ancora sciopero. Ospiti di In Onda nella puntata di domenica 16 novembre su La7, Maurizio Landini e...L’ALTRO FLOP
Landini, che evidentemente ha dimenticato il flop dell’ultima consultazione di cui si è fatto promotore, si chiede cosa abbiano fatto «di male i lavoratori dipendenti e i pensionati a questo governo, che continua a penalizzarli. Il governo rispetti lo sciopero – rincarava – : non tanto per chi lo proclama, ma per chi decide di farlo, sono le persone che portano avanti il Paese e pagano le tasse per tutti, anche per quelli che stanno al governo». E lui, invece, oltre a paralizzare le città impedendo a chi deve andare al lavoro o a chi deve sostenere esami – come in questo caso – cosa fa? I disagi, caro Landini, più che al governo li crea ai cittadini.
Gli stessi cittadini di cui si fa, a parole, portavoce.




