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Milano, calci e manganellate alla trans: il contrappasso per la città dei buoni

Lorenzo Mottola
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E adesso come glielo spieghi? Chi glielo dice all’onorevole Marco Furfaro, recentemente cooptato in quella corte dei miracoli che risponde al nome di “segreteria nazionale del Pd”, che stavolta Matteo Piantedosi non c’entra assolutamente nulla? «Barbarie a Milano», tuonava ieri pomeriggio il parlamentare «il ministro degli Interni ha il dovere di intervenire». Come si fa ora a rivelargli che la polizia municipale si chiama così perché è in effetti agli ordini del sindaco (ci poteva pure arrivare...)? E che notoriamente il sindaco di Milano non è uno schizzato in camicia bruna né in generale uno che si possa tacciare di vecchie simpatie neofasciste (anche se certi quotidiani te lo trovano sempre un biscugino laterale che una volta ubriaco al Carnevale di Lipomo ha urlato “viva il Duce”). Il sindaco si chiama Giuseppe Sala, è uno degli amici di Furfaro, guida l’amministrazione di una delle città più ossessionate dal politicamente corretto del globo, dove si censurano anche le opere di Giuseppe Verdi che contengono la parola “negro” e il dibattito è sostanzialmente monopolizzato dalle questioni della comunità omosessuale. E proprio la polizia di questo giardino dei sogni schleiniani, prende a manganellate un membro della comunità Lgbtq+. Come è potuto succedere?

 


Qualche ragione in effetti c’è. Prima di tutto sembra che il filmato sparato da tutti i siti racconti una verità parziale. Il video riguarda la coda di una lunga mattinata di deliri di fronte a una scuola dell’infanzia dove il nostro svalvolato transessuale ha fatto di tutto per alzare la tensione, importunando bimbetti, picchiando gli agenti che hanno provato a fermarlo. È iniziata male ed è finita peggio, uno dei tre agenti sicuramente ha esagerato. Questa brutta storia però traccia la distanza siderale che passa tra la città raccontata dal Pd e quella in cui viviamo. In quella reale, la gestione della sicurezza è in effetti un problema enorme e negare la sua esistenza non è sufficiente a risolverlo. E quando la tensione sale purtroppo succede di tutto. Siamo di fronte alla giusta pena per chi nel Partito Democratico pensava di far politica solo occupandosi di diritti civili per rilasciare interviste per le pagine di politica e si trova continuamente richiamato nelle pagine di cronaca nera. Infine, possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo se tutto ciò fosse avvenuto in una città governata dalla destra. Allarme nazismo come minimo. Considerato che anche così il Pd protesta contro la destra autoritaria, un’idea ce la si può fare. 

 

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