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Quei 300 milioni ai politiciper fare quello che vogliono

Rimborsi elettorali, fondi girati da Parlamento e assemblee locali: un fiume di denaro ai partiti (e la cifra è sottostimata) coperto dal "segreto di Casta"

Andrea Tempestini
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  Nei giorni dello scandalo che sta scuotendo il Lazio siamo nostro malgrado costretti a confrontarci con giustificazioni (leggasi: rendicontazioni) agghiaccianti. Su Libero di oggi, venerdì 21 settembre, vi diamo conto di come il Pdl regionale - è tutto nero su bianco - abbia speso soldi pubblici in vacanze, cene, gioielli, feste e addirittura nelle spese al supermercato. Il caso Pdl-Lazio è solo l'ultima appendice di un malaffare politico che si etende a 360 gradi, o quasi (pensiamo ai vari Lusi, Penati, a quanto sta deflagrando giusto ora in Campania, alla Lega Nord). Un disgustoso malcostume che, però, eccetto situazioni come quella che sta travolgendo la Polverini, di fatto resta coperto da un segreto. Un malcostume che è difficile inquadrare come reato. Già, perché di fatto, i partiti, di quei rimborsi (regionali e non solo) possono fare quello che vogliono (questo fu degli argomenti cavalcati da chi difendeva Bossi e Belisto nei giorni in cui, di fatto, è crollato l'impero del Senatùr, e forse anche la Lega Nord). E se ciò è di per sè scandaloso, a rendere ancor più indigesto il quadro sono le cifre. Non stiamo parlando degli euro (pubblici, è sempre bene ricordarlo) gettati al vento (e al vizio) solo nel Lazio, ma di quelli spesi a livello nazionale: ogni anno i partiti ricevono una cifra vicina, verosimilmente superiore, ai 300 milioni di euro, un tesoro che non ha eguali in Europa. E che non sono tenuti a dirci come spendono. "Un fiume di soldi" - Come si arriva a questa cifra lo si spiega in qualche riga. La notizia era stata lanciata da Libero lo scorso 29 agosto, la cronaca era del vicedirettore Franco Bechis: "I fondi segreti dei partiti". Parlamento ed enti locali (alias, regioni e province tra gli altri) girano ai vari gruppi oltre 200 milioni di euro l'anno in rimborsi. Ora altre cifre: nel 2011 la Camera ha girato ai partiti 36,2 milioni di euro e il Senato 37,6 milioni. "E girano fiumi di soldi - spiegava Bechis - anche nei parlamentini regionali con lo stesso criterio e identica segretezza quasi ovunque. Tutti insieme sono 138 milioni di euro l'anno". Si tratta di un fiume di soldi che in gergo borsistico potremmo definire "over the counter", non controllati, protetti dal segreto più assoluto dalla Casta. Un fiume di soldi, proseguiva Bechis, "che "finisce direttamente o indirettamente ai partiti e ai loro eletti anche nella stragrande maggioranza dei consigli comunali e provinciali". Peccato però che sia pressoché impossibile avere dagli enti locali le cifre dell'entità dei trasferimenti. Ma con forte approssimazione al ribasso - basandosi sui pochi dati disponibili - è facile che partendo dai 138 milioni "accertati" si scollini oltre i 200 milioni di euro (per intero pagati da noi cittadini e il cui utilizzo è coperto da segreto).  Dai 200 ai 300 milioni - Breve digressione: "Nel 2011 la Sicilia - sottolineava Bechis - ha trasferito ai rappresentati dei partiti lì eletti 12,2 milioni di euro. Il Piemonte 7,5 milioni. La Sardegna 6 milioni. Il Lazio indica nei suoi documenti contabili 5,4 milioni anche se ad agosto la rivelazione del contributo ricevuto dal mini-gruppo radicale aveva fatto immaginare su base annua una cifra tre volte superiore". Fine della digressione. Torniamo ai conti: siamo a 200 milioni (ipotesi fortemente ribassista). A questi aggiungiamoci i 100 milioni tondi tondi (100.618.876,18 euro per la precisione) di rimborsi elettorali di cui i partiti hanno goduto nel 2011 per le politiche del 2008 (cifra bissata nel 2012). Aggiungiamoci questi 100 milioni (per i quali vige lo stesso principio, ossia "non vi diciamo come li usiamo", lo scandalo Lega Nord docet) e arriviamo alla cifra-record: 300 milioni (cifra sottostimata, ribadiamo) di soldi pubblici (è bene ribadirlo ancora, e lo ribadiamo) che i partiti si mettono in saccoccia e usano (sprecano) come vogliono, coperti dal segreto di Casta. Il "niet" di Fini - Una chiosa (ve ne abbiamo dato conto sempre su Libero dello scorso 29 agosto). I duri e puri dei Radicali provarono a far luce sui 200 milioni che Parlamento ed enti locali girano ai partiti. Ci provarono scrivendo una lettera a Gianfranco Fini, presidente della Camera, lo scorso 14 giugno. Nella lettera il radicale Maurizio Turco chiedeva di poter accedere e magari avere una copia della rendicontazione di ciascun gruppo parlamentare sui fondi pubblici che i partiti incassavano. Laconica (ancorchè obbligata) la risposta di Fini: non posso rendere pubblico l'utilizzo di quei fondi perché nessuna norma o regolamento lo prevede. Certo, aggiunse Fini, sarebbe utile un briciolo di trasparaenza in più, come sarebbe utile cambiare quei regolamenti. In futuro magari. Oggi no. L'utilizzo di quel fiume di denaro deve restare segreto (fino a quando saranno gli scandali Lazio-style a rivelarci come i nostri euro vengano sprecati, con sommo sputtanamento della classe politica intera).  

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