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"Er Batman" Fiorito si dava150mila euro di stipendio

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Franco Fiorito

Altro che 52mila euro netti al mese: intascava tre volte tanto versando sui suoi otto conti i soldi rubati al partito. Gli autobonifici: leggili online

Andrea Tempestini
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di Franco Bechis Davanti ai pubblici ministeri di Roma che lo stavano interrogando Franco Fiorito ha ammesso di guadagnare 31 mila euro netti al mese e di avere disposizione altri 21 mila euro per il funzionamento del gruppo. In tutto 52 mila euro netti. Tanti, tantissimi più di quelli che ufficialmente erano noti. Ma pure nella mezza verità detta ai magistrati, Fiorito ha ingenuamente mentito. Perché quel che ogni mese si metteva in tasca netto superava i 100 mila euro, e in qualche mese è andato perfino oltre i 150 mila euro. Nel dettaglio secondo tutta la documentazione acquisita dagli inquirenti presso lo sportello Unicredit della Regione Lazio, dove il gruppo Pdl teneva uno dei due conti principali, Fiorito ha bonificato a se stesso alla sola voce del “rimborso per le spese di collegio” (quelle per mantenere il rapporto fra eletto ed elettore) 100.560 euro nel mese di aprile 2012, 150.840 euro nel mese di maggio, 142.460 euro nel mese di giugno ed altri 100.560 euro nella sola giornata del 2 luglio scorso. Il giochino sarebbe andato avanti ancora a lungo, fino ad esaurimento dei fondi del gruppo, se Fiorito non avesse compiuto più di un errore clamoroso, facendosi pizzicare prima dalla Banca d'Italia e poi inevitabilmente dagli altri 16 membri del suo gruppo consiliare.  Leggi gli "autobonfici" di Fiorito: clicca qui e scarica il Pdf In tv e davanti ai magistrati il colosso di Anagni che i colleghi avevano ribattezzato “Er Batman” (ma lui rifiuta il soprannome) si è difeso nel più classico dei modi: «Vero, ero pagato tanto. Ma così sono pagati tutti. Vero, pescavo quei fondi, ma i miei colleghi facevano peggio». Un falso evidente. C'è stata una certa allegria nella gestione corale di quei soldi pubblici. Fiorito ha subito tirato fuori ricevute di ristoranti costosi rimborsati a colleghi, con tanto di ostriche mangiate. Mossa furba, perché colpisce l'immaginario popolare. Però a guardare bene quel conto, le ostriche mangiate da due commensali sono state pagate 16 euro: 8 euro a testa. Costa di più un piatto di spaghetti alla bolognese in un medio ristorante della capitale. E c'è una differenza colossale fra qualche spesa improvvida e inopportuna e la sistematica sottrazione a proprio favore di fondi superiori ai 100 mila euro netti al mese compiuta da Fiorito. Per farlo ha cercato di fornire sempre una pezza d'appoggio immaginifica. Si è creato un sistema che a lui sembrava perfetto, anche se faceva acqua da tutte le parti. Ecco come. IL SISTEMA Il rimborso spesa per mantenere il rapporto con gli elettori del collegio è stabilito per ogni consigliere della Regione Lazio in 4.190 euro al mese. Queste somme in realtà venivano accreditate su un conto a parte intestato al gruppo Pdl per tutti i consiglieri ogni mese. Da quel conto erano erogati 4.190 euro a testa una volta al mese prima a 18, poi a 17-16 e infine 17 beneficiari. Erano tutti i componenti del gruppo Pdl che ha avuto defezioni e rientri dal 2010 ad oggi. Quella voce di rimborso era dunque già percepita da Fiorito. Che però gestiva in solitudine - lui e due stretti collaboratori - anche l'altro conto corrente del gruppo Pdl, quello più sostanzioso. Lì nel 2011 sono arrivati 2,7 milioni di fondi accreditati dalla Regione Lazio come contributo al gruppo. A Fiorito è finita più di un terzo di quella somma. Ed è la dimostrazione matematica dell'impossibilità che come lui facessero anche gli altri, cui lasciava al massimo la spartizione delle briciole. Ogni mese dal conto principale del Pdl Fiorito si erogava quel rimborso con tre giustificativi diversi: in qualità di capogruppo (carica grossa, così il rimborso diventava doppio: 8.380 euro), in qualità di semplice consigliere (4.190 euro) e - almeno nel mese di marzo - con la fantasiosa causale di bonifico di rimborso in qualità di componente del primo gruppo del consiglio (4.190 euro extra). L'uomo era lo stesso, gli elettori con cui mantenere i rapporti anche (un po' di meno), ma visto che Fiorito aveva tre funzioni, si pagava tre volte quei rimborsi. L'appetito suo però era mostruoso. Così non gli bastava avere triplicato lo stesso rimborso che già prendeva (quindi in realtà era quadruplicato). Ma se lo erogava tre volte al mese: all'inizio, a metà e alla fine. E anche questo non gli bastava. Perché Fiorito aveva cinque conti correnti in Italia e da maggio anche quattro conti correnti all'estero. Quel rimborso già quadruplicato lo moltiplicava all'infinito perché nello stesso giorno lo erogava su ognuno dei nove conti correnti bancari a sua disposizione.  INGORDO Sostanzialmente Fiorito era come uno che avrebbe diritto a uno stipendio, però se lo eroga tre volte in un mese in contemporanea su nove conti bancario diversi. Quindi arrivava a prendere 81 stipendi ogni mese. La Banca d'Italia lo ha pizzicato proprio per l'ingordigia: salta subito all'occhio uno che via Internet si bonifica la stessa somma con la stessa causale su quattro conti esteri in contemporanea. Lui era talmente convinto di avere ideato il sistema perfetto che quando le cose si sono messe male, ha provato a sanare solo l'altra piccola abbuffata che aveva fatto: quella di motori. Nel 2011 si era comprato con i soldi del gruppo- intestandole al Pdl- prima una Smart superaccessoriata pagata 16.653,56 euro. Poi un suv Bmw X5 Xdrive 40D pagata 88 mila euro. Il 24 luglio Fiorito viene spodestato dalla carica dagli altri consiglieri del Pdl. Il giorno successivo con scrittura privata il Fiorito ancora con i poteri da capogruppo vende entrambe le auto a se stesso. La Smart pagata un anno prima 16.653,56 euro viene acquistata per 5 mila euro. Il Suv Bmw acquistato anche lui l'anno prima per 88 mila euro viene pagato da Fiorito 40 mila euro. Supersvalutazione per entrambe le vetture, il cui passaggio di proprietà diventerà effettivo al Pra dal 3 settembre scorso.  Alla fine che sia stato Fiorito a saccheggiare quei conti è evidente per una semplice questione matematica: gli altri avessero voluto comportarsi così, non avrebbero avuto i fondi necessari. Nessun altro si versava 81 volte al mese lo stesso rimborso, è chiaro. Ma a questo punto va chiarito quale era la somma effettiva a disposizione di ciascun consigliere. Quante le voci fra stipendio e rimborsi, e a quale titolo venivano erogati i rimborsi. Per il bene di tutti i gruppi e della politica stessa, non debbono restare dubbi di sorta su quanto è avvenuto. Certo non facevano così tutti. Ma fin dove si spingevano gli altri.

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