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Anche Santoro non si beve le balle di Fini su Montecarlo

Gianfry: "Non mi dimetto perché non c'è scandalo, solo una questione personale". Michele: "Sinceramente mi aspettavo qualcosa in più da lei"

Giulio Bucchi
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Macchè scandalo, soltanto una questione privata. Così Gianfranco Fini definisce l'affaire della casa ereditata da Alleanza Nazionale a Montecarlo e ceduta misteriosamente al cognatino del leader di Fli, Giancarlo Tulliani. Un caso nato nell'estate 2010 ma che sta in queste settimane assumendo nuovi contorni (basti pensare ai documenti pubblicati da L'Espresso). Michele Santoro ha invitato il presidente della Camera a Servizio Pubblico, al debutto su La7 (con un gustoso monologo iniziale del Teletribuno) e gli ha porto l'opportunità di un'autodifesa. Chance fallita clamorosamente: "Ma quali scandali, gli scandali sono altri. Quella è una vicenda personale, privata - spiega Fini, accalorato -. Io ho fatto cadere Berlusconi sulla legalità, sono in politica da molti anni e la mia faccia ancora non è stata sfregiata. Io la faccia ce la metto sempre, non ho nulla da vergognarmi o pentirmi, lo scandalo non c'è". Un dribbling piuttosto imbarazzante, visto che si parla soprattutto di questioni morali ma non solo (a livello penale non ci sono estremi, ma a livello civile sì eccome). Non a caso, Santoro lo stoppa: "Vabbè, se la vedrà lei con chi l'accusa. Di certo mi sarei aspetatto qualcosa in più da lei". Per esempio qualche risposta sull'imprenditore chiacchierato (e latitante) Francesco Corallo, l'uomo che avrebbe gestito la compravendita con i Tulliani e assai vicino agli ex caporioni di Alleanza nazionale. Cose che Michele, a Fini, non ha chiesto: anche i Santoro, a volte, peccano d'ingenuità.

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