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Berlusconi ha un piano segreto per silurare Monti e primarie

Giulio Bucchi
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di Brunella Bolloli  Il governo stavolta rischia. Silvio Berlusconi è tornato dal soggiorno di Malindi più carico di prima e ha ricevuto i suoi a Palazzo Grazioli. Due notizie sul tavolo. La prima: «Basta con il governo Monti. Non ci sto più». La seconda: rifondazione del Pdl anche senza passare dalle tanto contestate primarie. E poi una sorpresa: è tutto pronto per il suo grande ritorno in tv. Andiamo con ordine. O si anticipano le politiche, o si posticipano le regionali, ma ci vuole l'election day, è il succo. Altrimenti il Pdl è pronto a staccare la spina e a mollare il governo dei tecnici al proprio destino, altro che Monti bis. L'idea di chiudere con questo esecutivo, dunque, non è più solo appannaggio degli ex An, pronti alla mossa subito dopo il varo della legge di stabilità, ma perfino di  Udc e Fli, cioè Casini e Fini. Il Cavaliere è d'accordo, cerca la sponda della Lega e ieri si è fatto sentire duramente contro il Pd di Bersani anche il segretario Angelino Alfano. Il quale ha mal digerito la decisione del Viminale di fissare al 10 e 11 febbraio la data delle regionali nel Lazio, in Lombardia e in Molise, anticipandole di circa 50 giorni rispetto alle politiche. Bisogna accorpare, anche per evitare di sperperare denari pubblici. «Non è che ci vuole il direttore del Fondo monetario per trovare questo risparmio», ha detto ironico l'ex Guardasigilli. Il governo deve rimediare a un «errore grossolano e madornale». Se Monti non interverrà entro venerdì, è l'avvertimento, il Pdl valuterà il da farsi «nel corso di sabato e domenica». Contro quella che viene definita «la tassa Bersani», valutata in circa 100 milioni di euro, si schierano anche Maurizio Gasparri e Mariastella Gelmini, che parlano di mossa «semplicemente folle che va nella direzione di favorire Grillo e l'astensionismo». Bersani ha replicato che si tratta di «banalità» e ha invitato Alfano «a non fare il mestiere del Presidente della Repubblica, perché ne abbiamo un altro che fa benissimo il suo mestiere». Il duello tra i due segretari passa quindi per il sostegno al governo Monti con il Pd a sostenere l'esecutivo fino a scadenza naturale. D'altra parte l'esponente pidiellino rintuzza sulle tasse e annuncia: «Se vinciamo noi niente aumento dell'Iva».  Il Popolo della Libertà si è quindi dato appuntamento a domani, giorno del Consiglio dei ministri, prima di prendere qualunque decisione. Il Cavaliere, raccontano i fedelissimi, che l'hanno incontrato ieri (tra cui Daniela Santanchè) vuole aspettare anche l'esito delle primarie del Pd prima di sciogliere definitivamente i nodi sul futuro del centrodestra. Il Pdl, infatti, non più tardi di una settimana fa, ha annunciato le proprie primarie per decidere il candidato premier. Berlusconi, dopo vari tentennamenti, aveva dato il placet richiesto da Alfano. Ma lo scenario che si potrebbe prefigurare, in caso di elezioni anticipate e fine di questa esperienza di governo, fa presupporre che non vi siano più i tempi tecnici per tale competizione.  Firme e documenti - Il regolamento, dopo varie discussioni, è stato completato. Ci vogliono 10mila firme per correre, da raccogliere in dieci giorni, un massimo di 2000 firme per regione. Una clausola che alcuni degli sfidanti reputano proibitiva e fatta apposta per favorire i big. I votanti non possono essere finti: devono indicare la mail e il telefono, anche se non è richiesto un documento d'identità. Oltre ad Alfano, che parte in vantaggio, e alla Satanché, gli altri candidati sono: Giancarlo Galan, Guido Crosetto, Alessandro Cattaneo, Michaela Biancofiore, il banchiere Giampiero Samorì e new entry il consigliere comunale di Vigevano, Andrea Di Pietro, quello che su Twitter aveva lanciato una battuta di fuoco su Nichi Vendola definendolo «viscido come la vaselina che usa», oltre ad Alfonso Marra. Altri sono incerti, in fin dei conti c'è tempo fino al 19 novembre per farsi avanti. Ma, a questo punto, cambiando gli scenari parlamentari è probabile che la competizione in programma sul modello americano salti. Oppure, opzione allo studio, si trasformi in altra cosa,  comprimendo sensibilmente i tempi per consentire la campagna elettorale per le Politiche. Le primarie azzurre, infatti, sono previste dal 16 dicembre agli inizi di febbraio, con convention finale, ma se incombono le urne, è normale che si debba anticipare tutto. Si vedrà.   I transfughi - Altra grana di via dell'Umiltà quella dei transfughi. Il gruppetto di almeno dieci parlamentari pidiellini in fuga per altri lidi, forse attratti da Casini e dal suo listone per l'Italia, ma intanto propensi a sbarcare nel Gruppo Misto. A guidare la fronda ci sarebbero Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio (che già aveva fatto sapere di volere fare altro nella vita), cui si sarebbero aggiunti Roberto Tortoli, Gaetano Pecorella, Maria Teresa Armosino e altri da aggiungere ai «montezemoliani» per formare un gruppo nuovo. Tra loro era stato infilato pure Giuseppe Cossiga, il quale però ha smentito dicendo che rimane nel Pdl e appoggia Crosetto alle primarie. Ma gli altri? Tensioni nel partito, con le solite correnti e i forti malumori tra ex An ed ex Fi. Forse anche per questo Silvio è tentato dallo strappo, per ora frenato dal gran mediatore Gianni Letta.     

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