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Ma quale taglio alle province:i partiti lo faranno saltare

Cancellieri e Patroni Griffi

Le formazioni politiche bloccano l'iter del decreto che prevede l'accorpamento degli enti locali: "viaggiando" a questi ritmi, non sarà convertito in tempo. Patroni Griffi: "Irresponsabili"

Andrea Tempestini
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Non muoiono mai. E se la speranza di abolirle tout-court è svanita, si sgonfia anche quella di vedere le province tagliate. Il ministro Filippo Patroni Griffi è preoccupato, si sente preso in giro: "Noi ci siamo assunti una grossa responsabilità, adesso tocca ai partiti, che però cincischiano e perdono tempo". Già, sono proprio i partiti che rischiano, ancora una volta, di far sfumare il "taglietto" alle province, che secondo i calcoli ufficiosi del ministero frutterebbero alle casse dello Stato un tesoretto pari a mezzo miliardo di euro. I tempi - Lo scorso 5 novembre il decreto che prevere l'accorpamento degli Enti locali è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Da quel giorno, restavano 60 giorni per la conversione in legge che di fatto archivierebbe 35 enti su un totale di 86 province (all'interno dei 35 sono comprese anche le città metropolitane). Contestualmente all'iscrizione del decreto al GU, è cominciata la protesta degli enti locali, che hanno iniziato ad aizzare la politica nazionale chiedendo di depotenziare il provvedimento varato dal governo tecnico. Il calendario - Così è iniziato il balletto: emendamenti, mozioni, dubbi di costituzionalità, supposti problemi pratici, cavilli istituzionali e difesa del proprio orticello. I giorni passano, e il provvedimento rischia di restare sepolto un calendario ridotto per il super-ponte natalizio. Il provvedimento che decreterebbe la soppressione delle province deve ancora passare per l'aula del Senato e per la commissione di Montecitorio; infine è atteso il parere della Camera. Continuando a viaggiare a questi ritmi sarà impossibile rispettare il limite dei 60 giorni.  E i partiti... - E in tutto ciò è interessante notare l'atteggiamento dei partiti politici - tutti - all'interno di questa partita. Si parte con Maurizio Gasparri del Pdl, che ha rivolto "ai rappresentanti del governo l'invito a fornire alla Commissione chiarimenti a proposito del riordino delle province". Quindi Walter Vitali del Pd, che "condivide la richiesta di Gasparri, diretta ad acquisire elementi informativi per l'esame del provvedimento di riordino delle province". Quindi il centro, che con Egidio Digilio del Terzo Polo spiega che "le disposizioni del decreto legge non tengono conto delle reali esigenze del Paese". Sarà forse perché nella regione, la Basilicata, di Digilio resterebbe una sola provincia? Infine la Lega Nord, che con l'ex ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, a semplificare non ci pensa neanche. Secondo l'esponente del Carroccio, il riordino delle province è un "papocchio costituzionale". Vogliamo scommettere che gli enti locali non verranno accorpati nemmeno questa volta?

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