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Carceri: Severino, ddl non favoriva colletti bianchi ma poveri disgraziati

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Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "Ho sperato fino all'ultimo che questo Parlamento potesse avere oggi una giornata bella e importante". Lo dice il ministro della Giustizia Paola Severino che parlando con i giornalisti al Senato afferma di "non avere armi per contestare la scelta politica" del rinvio in commissione del ddl sulle misure alternative al carcere, ma contesta quanto di sbagliato e' stato detto sul piano tecnico. "Non era -aggiunge- un'amnistia mascherata, come e' stato detto: c'e' un giudice che decide chi puo' andare alla detenzione domiciliare, chi puo' essere messo alla prova e chi no. Non e' vero che era un provvedimento per i 'colletti bianchi': un colletto bianco per un reato con pena fino a quattro anni solitamente non va in carcere, se difeso bene. Questa era una legge per i poveri disgraziati". A chi ha parlato di rischio di detenzione domiciliare per chi e' stato condannato a 15 anni, Severino da un lato la ritiene un'ipotesi "impossibile" ma "anche volendolo ammettere, mi chiedo quale giudice deciderebbe, di fronte ad una condanna a 15, di dare i domiciliari o la messa alla prova. E' ovvio che il filtro del giudice lo impedirebbe". Un altro numero sbagliato e' quello della platea dei beneficiari: per il ministro sarebbero di piu' dei 200 indicati dai critici, per attestarsi, invece, secondo le ultime stime del Dap, sui 2800 l'anno: sono i detenuti che ogni anno entrano in carcere per quella tipologia."Non e' vero, inoltre -prosegue Severino- che avrebbe inciso sui reati contro la pubblica amministrazione: corruzione e concussione sono ampiamente fuori da questo provvedimento".

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