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Merkel -Renzi: il retroscena dell'incontro

Lucia Esposito
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Lui si è presentato con inguardabile cappotto grigio, più che sobrio, da profugo dell'Est prima della caduta del muro di Berlino. Nodo della cravatta non centrato, bottoni e asole incomunicabili (aveva unito il terzo bottone alla seconda asola). Poi Matteo Renzi se ne deve essere accorto, si è aperto il cappotto. E Angela Merkel ha sgranato gli occhi: «Impressionante». Colpita forse più dalla trasformazione grazie a cui da quel bozzolo che faceva tanto «leggenda del santo bevitore», è emerso un giovane premier italiano, che dalle parole che da lì in poi avrebbero alluvionato il cancelliere tedesco. Lo staff della Merkel deve essere piuttosto efficiente, e prima dell'incontro l'ha messa in guardia: attenta, che quello lì se apre bocca non la chiude più. Così lei lo ha guardato negli occhi e messo le mani avanti: «Guardi che qui non ci sono slide…», pensando di arginare un'ora e più di illustrazione di quelle diapo-leggi che sono diventate la nuova moda di palazzo Chigi. Renzi non si è perso d'animo: lui è piuttosto veloce, e le diapo le aveva ormai imparate a memoria. In grado di illustrarle come fosse un proiettore vivente. E lo ha fatto. La Merkel pazientemente ha ascoltato ed è stata pure gentilissima. Come con Enrico Letta qualche mese prima. Come con Mario Monti. Con Silvio Berlusconi (che ha trovato premier 2 volte) all'inizio, anche se dopo un po' la gentilezza è venuta meno. Con Romano Prodi in altri tempi. Ha conosciuto più premier italiani lei che case dove soggiornare Renzi. E con cortesia ha ripetuto davanti al giovane premier che fu sindaco di Firenze le stesse identiche parole pronunciate dopo il primo incontro con Monti premier: «Mi sono state illustrate riforme davvero impressionanti». Forse il discorso in cartellina era lo stesso di allora. La speranza del cancelliere tedesco e che il film non abbia lo stesso epilogo di allora: riforme annunciate impressionanti, realizzate manco l'ombra. Rispetto ad allora la Merkel da Renzi è stata proprio travolta. Avrà maledetto la povera cancelliera i suoi concittadini della Vorwerk così bravi ad esportare in Italia il celebre «folletto». Grazie a quell'insegnamento con cui sono state formate generazioni di venditori porta a porta la Merkel si è trovata di fronte un piazzista straordinario. Renzi è riuscito addirittura a intortarla spiegandole che se gli avesse concesso di spendere qualcosina di più da mettere nelle tasche dei consumatori italiani, il primo ad averne beneficio sarebbe stata proprio la Germania. Sì, perché il premier italiano le ha fatto una lunga lezione di import-export, sostenendo che i teutonici sono il primo partner commerciale dell'Italia, tanto è che valgono come Francia e Inghilterra messi insieme. Solo che negli ultimi anni le esportazioni italiane in Germania sono restate sempre al top, ma le importazioni di merce tedesche in Italia sono scese e di parecchio: senza soldini in tasca nessuno compra più un'auto, una tv o un telefono tedesco. Splendida lezione da venditore di Folletto. La Merkel con gentilezza ha sorriso, ma è un po' che lei governa e non è che se le beve tutte così. Roma un tempo era buon partner commerciale di Berlino. Oggi non vale il 5% dell'interscambio tedesco: è il 6°-7° partner commerciale, e lassù nessuno si era accorto di grandi variazioni di fatturato. Un po' naif, Renzi, che in effetti non ha grande esperienza di incontri internazionali, ma se l'è cavata lodando la brava maestra e lodandosi come fanno i capoclasse un po' lecchini. Nella pioggia di cifre sui suoi miracoli italiani con cui ha inondato la cancelliera, non ce ne era una sola giusta. Ma non è che importi molto a Berlino. Conta assai più in Italia visto che incrociando i dati reali come hanno fatto i consulenti del lavoro è saltato fuori che nessuno vedrà quei benedetti mille euro all'anno promessi dal premier, che si è scordato più di 5 milioni di lavoratori con cui dividere quei 10 miliardi di euro (quindi saranno meno di 700 euro l'anno al massimo). Deve avere fatto simpatia alla cancelliera Renzi, e si capisce dall'incoraggiamento avuto dalla Merkel, che berlusconianamente lo ha incoraggiato: «Bene essere pieno di entusiasmo e ottimismo: in economia la psicologia vale il 50%». Ma poi ha dato il compito: «Bisogna riempire l'altro 50% del bicchiere», e si intende non di vino. Di fatti. Ma davanti a un alunno che garantisce di fare bene i compiti, che loda la maestra, giura che non «è un somaro», promette una condotta da dieci e più perfino di fronte a trattato di Maastricht e fiscal compact, che altro avrebbe dovuto dire la cancelliera? Questo magari dura un po' e fa i compiti per benino. Altrimenti, che tragedia sarà? Frau Merkel è già pronta: avanti il settimo. Franco Bechis

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