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Referendum indipendenza Veneto, Flavio Tosi (Lega Nord): "Non saremo come la Crimea"

Giulio Bucchi
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"Il referendum in Veneto non ha nulla a che vedere con la questione della Crimea, ma è più simile alla vicenda catalana oppure scozzese". Il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi cerca in qualche modo di frenare gli entusiasmi del popolo veneto, in particolare quello vicino al Carroccio più duro e puro. Un entusiasmo che si sta riversando online nel referendum per "l'indipendenza del Veneto" lanciato proprio dal governatore della Regione, l'altro leghista Luca Zaia, e che ad oggi ha totalizzato la cifra-monstre di 959mila voti. Non è ancora dato sapere quanti di questi siano favorevoli alla "secessione", vecchio sogno padano tornato in auge anche grazie alla presunta apertura di Beppe Grillo alle macro-regioni, ma di sicuro si respira aria di svolta storica. La stampa internazionale vuole mettere a fuoco quanto sta succedendo nel Nord Est. Nei prossimi giorni il governatore Zaia andrà a Roma per essere "interrogato" dai corrispondenti dei media stranieri in Italia, mentre del referendum hanno scritto Bbc, Times, Russia Today. Impossibile non paragonare l'iniziativa, sia pure in modo figurato, quanto sta succedendo tra Ucraina, Russia e Crimea. "Se vinceranno i sì, oltre alla dichiarazione di sovranità cominceremo concretamente l'esercizio dell'indipendenza, a cominciare dal controllo delle risorse fiscali del Veneto", ha spiegato a La Zanzara Gianluca Busato, uno dei promotori della consultazione. "I cittadini in tal caso non dovranno più pagare le tasse al governo italiano, bensì alle strutture della Repubblica Veneta. E ovviamente dovranno sborsare molto di meno". Per il successo del referendum serviranno almeno 900mila sì. "Niente secessione" - Tosi, intervenuto all'inaugurazione di Eataly a Milano, si dimostra invece cauto: "E' ovvio che parliamo dell'Italia - ha spiegato il sindaco nonché auto-candidato ad eventuali primarie del centrodestra - quindi di una Costituzione che prevede che la Repubblica sia una e indivisibile, quindi il risultato finale del referendum non sarà quello della secessione dal resto del Paese ma vuole essere quello di una sfida allo Stato centrale". Storcerà il naso qualche "sognatore", sorrideranno i più pragmatici tra i leghisti, quelli che preferiscono puntare ad ottenere, magari proprio dal governo in carica di Matteo Renzi, qualche miglioramento nella razionalizzazione della spesa pubblica, a favore del Nord in generale e del Veneto in particolare. I vantaggi dell'indipendenza - Il calcolo l'ha già fatto su Libero il professor Lodovico Pizzati, docente di business statistics della California State University di Los Angeles: con 20 miliardi a disposizione in più per la Regione, l'Irpef può scendere al 20% e l'Iva al 15%. Inoltre resterebbero soldi per opere pubbliche e alzare le pensioni. Il 21 marzo, ultimo giorno per aderire all'iniziativa, ci sarà lo spoglio in piazza dei Signori a Treviso. Fino ad allora non si potrà che contare il numero degli aderenti al progetto leghista, ben consapevoli che, come scrive il vicedirettore di Libero Massimo de' Manzoni, il messaggio al governo e alle istituzioni sta arrivando, forte e chiaro. Molti veneti sono stanchi. E il referendum è "una sveglia per Roma".  

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