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Forza Italia, conti in rosso: Silvio Berlusconi vuole chiedere il Tfr ai deputati azzurri

Giulio Bucchi
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No taxation without representation. Ma Silvio Berlusconi in Forza Italia ribalta il principio: paga e poi parla. Finalmente dopo anni il Cavaliere ha trovato un modo per domare i dissidenti interni. Puntare dritto al loro portafoglio. L'ex premier è pronto a dare credito ai chi gli chiede più dibattito nel partito. Purché questi salvino il partito dai creditori. Servono 7 milioni di euro per fare fronte alle spese correnti di Piazza San Lorenzo in lucina. E Berlusconi non può e non vuole metterceli lui. Sicchè sono state studiate un po' di ipotesi per spremere i parlamentari azzurri. La prima è quella di costringere deputati e senatori a versare la propria liquidazione da parlamentare nelle casse del partito. Si tratterebbe di una tassa - secondo l'Agenzia Italia - di 50mila euro a testa. Su per giù. Il forziere forzista rifiaterebbe un po'. Se non fosse che i parlamentari sono già in rivolta. Minacciano di andarsene al gruppo misto, piuttosto di rinunciare al proprio tfr. L'altra idea è quella di chiedere a deputati e senatori una fidejussione bancaria a garanzia di un nuovo prestito necessario per coprire il disavanzo azzurro. In passato ci pensava Berlusconi. È grazie a lui e alle sue garanzie, se Forza Italia e poi il Popolo delle libertà si sono potuti esporre con le banche per circa 87 milioni di euro. Ma ora, in virtù della nuova legge che abolisce il finanziamento dei partiti, i contributi pubblici saranno sempre di meno, fino a estinguersi del tutto. Mentre quelli privati sono sottoposti a un tetto di massimo 10mila euro. La terza via da percorrere è quella di chiamare la base a un sforzo economico per sostenere il proprio partito del cuore. Aprendo una stagione congressuale che garantisca un flusso di soldi dal tesseramento. di Salvatore Dama

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