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Forza Italia, le tre anime: i fedelissimi, i critici e i dissidenti, tutti i nomi azzurri

Giulio Bucchi
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Dentro Forza Italia ci sono tre partiti, e non c'entra solo la questione-riforme. Riassumendo: i fedelissimi di Silvio Berlusconi, i "critici" e i "dissidenti". La prima anima è quella che si riconosce nel cerchio magico, diventato oggi più "trattativista": Denis Verdini, Paolo Romani, Giovanni Toti, Mariastella Gelmini. Tutti coloro, cioè, che cercano di tenere viva il patto del Nazareno con Matteo Renzi per portare a casa la riforma della legge elettorale e quella del Senato, "non le migliori possibili ma quelle possibili, perché siamo all'opposizione", come ha ricordato il Cavaliere.  I "critici" sulle riforme - Ad un ruolo subalterno rispetto a quello del premier dicono no in molti. Nel merito delle riforme i più duri sono Augusto Minzolini, Bonfrisco e D'Anna (il "nemico della Pascale" con cui se l'è presa Berlusconi), preoccupati per l'abbraccio mortale di Renzi e per un possibile doppio sgambetto a Forza Italia: riforme inaccettabili o, addirittura, fatte con il Movimento 5 Stelle scavalcando gli azzurri. E poi c'è Renato Brunetta, investito dal Cav del ruolo ufficiale di "rompicoglioni": dovrà cioè "pungolare" e "stuzzicare" Renzi ogni giorno. Incarico che con il suo Mattinale l'ex ministro già esegue con puntualità svizzera. I "dissidenti" dentro Forza Italia - Le ragioni di questo gruppo (una decina tra senatori e deputati, non di più, assicura Verdini) in parte combaciano con quelle dei veri e propri dissidenti o "ribelli". Il cui attacco a Berlusconi è, se possibile, più profondo e riguarda la gestione stessa di Forza Italia, che vorrebbero più collegiale o comunque con un cambio al vertice. L'ex governatore pugliese Raffaele Fitto, oggi europarlamentare, è il capo riconosciuto della "fronda" e con lui ci sono Renata Polverini, Daniele Capezzone, Saverio Romano. Sulle riforme e, in generale, sulla linea del partito assicurano che "se lo condanno nel processo Ruby, sarà lo stesso Berlusconi a cambiare idea e a seguirci". Si tratta di aspettare qualche ora, perché il giorno decisivo è domani, venerdì 18 luglio. Anche se tra Arcore e San Lorenzo in Lucina, con altrettanta sicurezza, spiegano che non ci saranno passi indietro, comunque vada. A costo di rompere con i ribelli.

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