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Matteo Renzi vede Mario Draghi: "Patto per le riforme". Altro che pace, su deficit e tempi restano i dubbi

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Giulio Bucchi
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L'incontro tra Matteo Renzi e Mario Draghi porta con sé un mistero. Il premier ha deciso di andare a fare visita al presidente Bce nella sua villa nella campagna umbra atterrando in elicottero (se avesse voluto segretezza assoluta, magari sarebbe convenuta un'altra scelta) calpestando in qualche modo l'etichetta politica: due altissime istituzioni, anche se in vacanza, dovrebbero sempre preferire sedi istituzionali per incontri così delicati. Ma si sa, il premier italiano è un tipo informale. Però evidentemente ci tiene a far sapere che a Città della Pieve, "davanti a una tazzina di caffè" è andata in scena la "pace" dopo il gelo delle stoccate incrociate di qualche giorno fa. Prima Draghi a ricordare che servono le riforme altrimenti l'Italia affonda, quindi Renzi a ribattere, a più riprese, che è lui a dare gli ordini all'Europa, e non viceversa. Insomma, serviva un gesto distensivo. E il faccia a faccia con Draghi, abbinato alla cena con Giorgio Napolitano a Castel Porziano, va proprio in questa direzione. Che poi quel gesto distensivo abbia funzionato, è tutt'altro discorso. "Il patto sulle riforme" - Il premier è uscito dal colloquio con Draghi di due ore e mezzo fondamentalmente con gli stessi dubbi della vigilia. Il "patto sulle riforme" è al solito aria fritta, stile "bisogna fare in fretta" e "sconfiggere i gufi". Nello specifico, è lo stesso staff della Bce a chiarirlo, "non è stata definita alcuna agenda economica per l'Italia". Si è discusso, semmai, di dove deve andare l'Europa. Draghi vuole per l'Ue più poteri sulle riforme strutturali dei singoli Paesi membri. Di fatto, l'esatto opposto di quanto detto dal premier italiano che però secondo Repubblica sarebbe disposto a fare sponda, non si sa per quale motivo se non, forse, perché si tratterebbe dell'unico modo per salvare la pelle, coprendosi le spalle con il sostegno di Draghi e Napolitano. Accettando i loro diktat, naturalmente. Ecofin e Consiglio, l'agenda di Renzi - Il guaio è che Matteo vuole correre, e i prossimi sei mesi di presidenza italiana dell'Unione, saranno la sua occasione d'oro. Il prossimo 13 settembre a Milano andrà in scena l'Ecofin, presieduto dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. A dicembre ci sarà invece l'ultimo Consiglio europeo con Renzi presidente di turno. Obiettivo delle prossime settimane: convincere i partner europei, anche i più restii (Germania e paesi nordici in testa) a concedere più flessibilità (magari i dati sul Pil in calo ovunque nell'Eurozona convinceranno anche i più ferventi rigoristi). Renzi e Padoan chiederanno "incentivi" come "più tempo per l'abbattimento del debito" e più libertà di manovra senza la scure delle sanzioni. Ma soprattutto, Palazzo Chigi mira a ottenere un successo politico: l'agenda economica dell'Ue devono scriverla i singoli governi nazionali, non i burocrati di Bruxelles. Su cosa abbia risposto Draghi, naturalmente, silenzio. Il sospetto è che al di là delle scuse per i toni bruschi, non bastino sorrisi, battute e un caffè zuccherato per rivoluzionare l'Eurozona.  di Claudio Brigliadori @piadinamilanese

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