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Mollano il seggio ma continuano a incassare

D'Alema, Pisanu, Rutelli, Scajola&C. non si ricandidano. Hanno vitalizio fino a 6500 euro al mese e liquidazioni fino a 278mila

Lucia Esposito
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  di Franco Bechis Basta asciugarsi la lacrimuccia che sicuramente scappa quando si realizza che si è all'ultimo giorno di palazzo. Qualche ferita resterà, a seconda dei casi, perché c'è chi ha fatto il passo indietro spontaneo, c'è chi l'ha fatto in modo spintaneo, c'è chi a sua insaputa in extremis è stato trombato e per questo dovrà dire addio al Parlamento. Ma asciugata la lacrimuccia e sistemato l'orgoglio ferito, per buona parte degli esclusi dalla XVII legislatura è già ora di ordinare festeggiare. Perché c'è l'altra faccia dell'amarezza: da domani potranno fare un altro lavoro, e magari restarsene in panciolle ricevendo comunque ogni mese il proprio rassicurante vitalizio. E a marzo arriverà per tutti gli esclusi un assegno di fine mandato non tassato (quindi netto) di gran lusso: andrà dai 44 mila euro per chi è stato eletto solo nel 2008, fino a quasi 300 mila netti a seconda della propria carriera parlamentare. Cifre che non interessano il fisco, che sfuggono a redditometro e spesometro, che sono cumulabili con ogni altro reddito, pensione o Tfr. Una manna, in grado di fare sorridere gran parte dei trombati. Da marzo arriverà un vitalizio netto da 6.500 euro al mese nelle tasche del senatore uscente del Pdl Beppe Pisanu, del deputato uscente Udc Mario Tassone e di Valter Veltroni, fondatore del Pd che già aveva provato questa emozione quando era sindaco di Roma: un assegno mensile lordo di oltre 9.300 euro che lui sosteneva di dare in beneficienza a una organizzazione umanitaria in  Africa. Ora Veltroni se li terrà, in attesa di qualche occupazione integrativa. E verserà sul conto anche la buonuscita da 44 mila euro, che sembra ridotta rispetto ai suoi 19 anni da parlamentare perché ne ha già incassato la parte più sostanziosa quando si dimise per diventare sindaco di Roma. Anche Pisanu ne ha già incassata una parte (ha 39 anni di parlamento alle spalle): ora però gli arriverà un assegno da 175 mila euro netti. Stessa esperienza per Tassone, che di anni alle spalle come onorevole ne ha 35: ha già incassato una parte della liquidazione, riceverà ancora 158 mila euro. La doppia liquidazione è esperienza che faranno molti altri parlamentari uscenti che nella loro carriera hanno già interrotto l'esperienza parlamentare o perché non ricandidati nella legislatura o perché eletti altrove. Al Parlamento europeo ad esempio Massimo D'Alema, fra il 2004 e il 2006, prendendosi la prima liquidazione per i suoi 24 anni da parlamentare. Gli resta da incassare un assegno da 64 mila euro e il vitalizio da circa 6 mila euro mensili netti. Avranno invece maxi liquidazioni i parlamentari che non  hanno mai interrotto il loro mestiere dal primo giorno in cui sono entrati alla Camera o al Senato. Le cifre più sostanziose toccheranno a Filippo Berselli (Pdl, ex An): 278 mila euro a cui si aggiunge da subito un vitalizio da 6.200 euro al mese e a Livia Turco che incasserà subito una liquidazione da 241 mila euro, ma dovrà ancora aspettare due anni per ricevere un vitalizio da 6.100 euro. Terzo posto nella classifica delle liquidazioni per il leghista Roberto Castelli, che incasserà un assegno da 195 mila euro e da marzo anche un vitalizio di circa 5.500 euro netti mensili. Il vitalizio sarà appena superiore (5.600 euro netti al mese) per Francesco Rutelli, che però dovrà attendere ancora un anno per riceverlo perché non ha ancora maturato i requisiti anagrafici. Subito incasserà 111 mila euro di liquidazione, visto che ne ha già incassata una parte per i suoi 23 anni da parlamentare quando si candidò a sindaco di Roma. Claudio Scajola si rasserenerà un po' quando avrà la liquidazione (158 mila euro netti) e l'assegno del vitalizio mensile netto (4.700 euro) che incasserà senza fare nulla.  Le regole non sono uguali per tutti, perché dipendono dal momento in cui si entra in Parlamento. Per la liquidazione i parlamentari in genere ricevono l'80% della indennità parlamentare lorda per ogni anno di legislatura. Per il vitalizio la cosa è più complicata. Oggi si può avere a 65 anni con 5 anni di legislatura e si può scendere per ogni anno in più fatto fino a 60 anni. L'assegno oscilla fra il 20 e il 60% della indennità lorda. Fino al 2007 però non c'era questo limite di età e l'assegno oscillava fra il 25 e l'80% della indennità lorda.  

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