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D'Alema boccia Renzi: risultati insoddisfacenti

Matteo Legnani
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All'inizio fu rottura totale: quando tra i rottamati del Pd, Matteo Renzi incluse quello che per anni era stato il mammasantissima del partito, Massimo D'Alema. Quasi lesa maestà, quella non inclusione dell'ex premier nelle liste per le elezioni politiche del febbraio 2013. "Baffino", ovviamente, non la prese bene. Ma poi, tra i due, ci fu un parziale riavvicinamento che tuttavia non ha salvato il premier in carica dalle bacchettate che il Lider Maximo gli ha dato direttamente dal palco della Festa de L'Unità di Bologna. Critiche sia all'azione di governo, sia al ruolo che Renzi si è preso nel Pd e al quale ha ridotto il partito in questi suoi mesi di leadership. "Il governo compie indubbiamente degli sforzi... Poi i risultati, sicuramente, per ora non sono soddisfacenti". D'Alema ha detto di augurarsi che il governo reagisca "in modo energico" alla recessione e chiede al Pd di ritorvare la sua "vita democratica. Il partito- ha attaccato "Baffino" - non può essere il movimento del premier. Il Pd, oggi, sostanzialmente non ha una segreteria, ma un gruppo di persone che sono fiduciarie del presidente del Consiglio. In questo modo il partito finisce per avere una vita molto stentata". nel mirino di D'Alema c'è quindi il doppio incarico oggi sulle spalle di renzi: "Al congresso noi sosterremo la necessità di evitare il doppio incarico. Il consenso è un dato fluttuante e per questo occorre una comunità che discute".

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