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Riforma Lavoro, tensione nel Pd, Renzi: "Avanti per la mia strada"

Ignazio Stagno
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Il Pd è nel caos. Accuse e prese di posizione sulla riforma del Lavoro si alternano in una guerra quotidiana che vede da una parte il premier Matteo Renzi e dall'altra la sinistra Pd che fa da sponda alla Camusso. Uno scontro duro che fa tremare il Nazareno. Lo spettro della scissione agita le acque del partito e la lotta intestina rischia di logorare il premier-segretario ma anche la fronda Pd che vuole affossarlo. La bordata di Civati - L'ultimo attacco è arrivato da Pippo Civati che in un'intervista a l'Espresso punta il dito contro Matteo: "Scissione? Ma perché dovremmo farlo noi? E' una falsità, portata avanti con una disinvoltura sorprendente, e modi allucinanti. Se si vuol tornare a una Margherita più robusta lo si dica: ma nel Pd c'è anche una storia della sinistra, che non si può ignorare. E chi è che ha posto il tema articolo 18, dividendo tra buoni e cattivi ? Non io. Chi ha iniziato, chi vuole drammatizzare? Se il contratto a tutele crescenti prevedesse che dopo tre anni un lavoratore è stabilizzato, nessuno sarebbe in disaccordo. Se invece si parla di persone che non avranno mai la tutela del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, a questo punto potevamo votare Berlusconi e facevamo prima”. Poi arriva l'affondo: "Renzi governa senza essere passato dalle elezioni, non è mai stato il nostro candidato premier, mentre i parlamentari del Pd hanno preso, con chi li ha eletti, impegni che erano altri da questi. Con grande velocità e furbizia, sostituendo Letta, Renzi ha voluto usarli, ma non può dimenticarsi l'equilibrio delicato sul quale tutto ciò si regge, e da dove viene”. Alle accuse di Civati risponde il sottosegretario Luca Lotti: "Non può dettare la linea chi ha perso le primarie". Scontro Lotti-D'Attorre - Pronta la replica di Alfredo D'Attorre: "Lotti dovrebbe spiegare dove e quando Renzi ha proposto l'abolizione dell'articolo 18, non mi pare che fosse nel suo programma delle primarie, nè quelle in cui si presentò contro Bersani, nè nelle ultime in cui ha vinto". Insomma lo scontro tra i dem pare ormai fuori controllo. Renzi tiro dritto - Renzi tira dritto e dagli Stati Uniti (in visita alla Sylicon Valley) afferma: "Il rischio dell'Italia - dice il premier - è di città straordinariamente belle ma città del passato. La sfida è trasformare noi stessi gelosi del passato e innamorati del futuro. Da parte nostra - sostiene - faremo di tutto per cambiare l'Italia: per renderla un paese più semplice, con un mercato del lavoro diverso, con una classe politica che sia dimagrita e di cui non vergognarsi. Serve una rivoluzione sistematica in Italia. Se lo facciamo non saremo mai un paese normale ma diventeremo attrattivi ma non bastano le riforme se non ci sono idee. Il cambiamento è impossibile con una testa striminzita e ripiegata sul passato. Poi è vero che servono le riforme ma anche le idee e io sono qui ad ascoltarvi". 

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