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Forza Italia, psicodramma licenziamenti: quanti vanno a casa

Andrea Tempestini
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Nel giorno in cui Silvio Berlusconi lancia il «Cantiere della libertà» per scrivere assieme alla Lega il programma del futuro centrodestra (gelo polare da Ncd, almeno per il momento), dentro Forza si parla soprattutto di un documento che riguarda i dipendenti. L'intestazione è da brivido: “Procedura di licenziamento collettivo, ex articolo 24”. A spedirlo al ministero del Lavoro è stata la legale rappresentante del “Movimento Forza Italia”, senatrice Maria Rosaria Rossi. La creatura di Berlusconi, vi si legge, «si trova nella necessità di avviare la procedura di licenziamento collettivo dei propri lavoratori (…), concernente numero 55 dipendenti sull'organico di 86, occupati presso la sede in Roma e le sedi site in Milano e Arcore». Crisi economica a parte, il documento fa emergere per la prima volta la consistenza dello staff che, negli anni, ha accompagnato nel suo lavoro l'ex premier. Sono sei, per esempio, le addette (tutte donne) alla segreteria del Cavaliere; cinque “quadri” e un impiegata; si dividono tra la Capitale e Villa San Martino. Due lavoratrici sono assegnate alla segreteria del Consigliere politico del presidente, mentre un funzionario lavora nell'ufficio del Portavoce. Una sola dipendente costituisce l'Ufficio del personale, mentre undici persone (tre part time) sono addette alla Amministrazione e contabilità. Nove persone sono impiegate per effettuare “servizi generali”, una si occupa di Information technology, mentre otto dipendenti (di cui due dirigenti) sono addetti all'Organizzazione, l'ufficio del partito storicamente gestito da Denis Verdini. Sole tre persone si occupano dei Club, mentre otto (tre part time) sono assegnate all'Ufficio adesioni, cioè alle tessere. L'ufficio stampa è costituito da due giornalisti e un impiegato, due donne seguono il Settore solidarietà, altrettante il fund raising. Un impiegato lavora al settore Giovani, tre si occupano di Internet. Quattordici dipendenti non hanno una “struttura operativa” alla quale sono assegnati, mentre cinque sono in aspettativa, perché diventati parlamentari. I “tagli” non riguardano tutti, bensì “7 risorse” negli uffici di presidenza, 12 nell'amministrazione nazionale, 12 in quella territoriale. La proposta del Movimento, che attribuisce la responsabilità della crisi alle nuove norme per il finanziamento dei partiti, è quella di una cassa integrazione al 50%: una brutta notizia per loro, uno spiacevole inconveniente per un imprenditore che si vantava di non avere mai licenziato nessuno. di Paolo Emilio Russo

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