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Giorgia Meloni, la lettera aperta a Matteo Renzi: "I miei dieci contributi alla legge sul conflitto di interessi"

Andrea Tempestini
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Un binomio inedito: Giorgia Meloni e Marco Travaglio. Per carità, i due non hanno alcun tipo di progetto comune. Semplicemente la leader di Fratelli d'Italia ha preso carta e penna per scrivere al direttore del Fatto Quotidiano. Il pretesto è la legge sul conflitto di interessi annunciata dal governo. Una falsa priorità, per la Meloni, che spiega: "L'Esecutivo fa qualsiasi cosa pur di non occuparsi dei problemi reali degli italiani. Ma se proprio vogliono fare questa legge, Fratelli d'Italia ha dei contributi da dare". E questi li esprime la Meloni, in dieci punti che corrispondono ad altrettanti "conflitti d'interesse" del premier. Parte uno - Al punto uno Meloni ricorda che "non è consentito a un sindaco nominare in aziende comunali un amico che gli ha pagato per anni l'affitto di casa" (e il riferimento è a Marco Carrai). Al punto due, Giorgia ricorda che "l'azienda di famiglia di un sindaco non può prendere prestiti tramite fondi di garanzia garantiti da strutture pubbliche collegate con il sindaco stesso e non le è consentito non restituire il prestito". Al punto tre si ricorda che "non è consentito a un presidente di provincia farsi pagare dallo Stato i contributi previdenziali di un contratto fatto con la propria azienda di famiglia e firmato pochi giorni prima la propria nomina". Punto quattro: "Non è consentito mettere a capo del ministero che vigila sul patrimonio cooperativo che è stato a capo del mondo cooperativo". Punto cinque: "Non è consentito ai ministri fare provvedimenti che agevolino le banche dove lavorano i propri familiari". Parte due - L'elenco dei (gravi) conflitti del premier (e dei quali quasi nessuno parla) prosegue col punto sei, in cui Meloni ricorda: "Non è consentito affidare lo sviluppo economico della Nazione a chi possiede colossi aziendali che lavorano con realtà industriali pubbliche". Punto sette: "Non è consentito dare in affidamento diretto la gestione della ristorazione ai finanziatori del premier in evneti pagati con soldi pubblici" (il caso Expo-Oscar Farinetti). Punto otto: "Non è consentito fare condoni miliardari a società che finanziano membri del Governo o fondazioni politiche a questi collegate". Punto nove: "Non è consentito al premier nominare nei Cda delle grandi aziende pubbliche i membri e i sostenitori della fondazione con la quale raccoglie i fondi per le sue campagne elettorali". Infine il punto dieci: "Non è consentito proporre alla nomina di Commendatore dell'ordine al merito della Repubblica italiana i finanzieri amici e sponsor del premier, a maggior ragione quando le loro attività dovessero avere sede in un paradiso fiscale", e qui il riferimento è al finanziere Davide Serra. Conclude la Meloni: "Questi sono i primi contributi che Fratelli d'Italia darà alla legge sul conflitto di interessi. Ma la lista di emendamenti sarà molto, molto più lunga".

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