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Mario Giordano: la rivincita di Toti da tessitore a leader
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Alla fine lui fa sempre così. Ottiene quello che vuole, passo dopo passo, gradino dopo gradino, mai dirompente nella forme quanto lo è nella sostanza. Fateci caso: non dà mai nell' occhio, non reagisce, non commette falli di reazione. Se lo bombardano, fa il sommergibile: va sott' acqua, aspetta che passi la bagarre e riemerge più robusto di prima. Incassa le critiche, smussa gli angoli, smorza i toni, sorride agli imprevisti, ha sempre la forza di farci una risata su. Trova la soluzione o, meglio, lascia che la soluzione gli inciampi dentro mentre lui apparentemente sta facendo altro. Magari fumando una sigaretta o sorseggiando un aperitivo. Alla fine lui fa sempre così: ottiene quello che vuole, senza mai urtare nessuno. Dove gli altri strepitano, lui ragiona; dove gli altri si affannano, lui procede placido. Dove gli altri s' indignano, lui risponde al massimo con un sogghigno: «Ma di che cosa stiamo parlando?». È una della sue espressioni preferite. Ovviamente insieme a: «Ci vediamo a cena». Ora tutti devono fare i conti con Giovanni Toti. Anche quelli che lo snobbavano, anche quelli che lo irridevano. Anche quelli lo prendevano in giro per il suo esordio con la tuta bianca nella beauty farm. Anche quelli che lo liquidavano come un' appendice del cerchio magico. Anche gli invidiosi che non hanno mai perso occasione per sfotterlo. Adesso tutti dovranno fare i conti con lui, con la sua capacità di esserci, di raccogliere voti, di mettere insieme le persone, di trovare l' accordo anche quando a tutti gli altri sembra impossibile. Insomma, la capacità di far politica. Che è poi la cosa che gli piace più al mondo, oltre allo champagne rosé e (da qualche settimana) al pigato di Albenga. Uno che in due anni ottiene una fraccata di voti alle Europee e poi strappa il feudo rosso della Liguria al centrosinistra, diventa un leader politico a tutto tondo. Piaccia o no, non importa: è uno che sa raccogliere voti, sa coagulare consensi e sa vincere le battaglie che contano, magari sfruttando la forza degli alleati e le debolezze degli avversari (ma anche questo in politica è un merito). A parte Silvio Berlusconi, chi altro c' è in Forza Italia come lui? Giovanni lo conosco bene. Era redattore ordinario quando arrivai a Studio Aperto, nel 2000. Era diventato caporedattore quando me ne andai nel 2007. Pur non avendo mai avuto il sacro fuoco del giornalismo, faceva benissimo il giornalista, come alla fine sa fare bene tutto quello che vuole fare: si occupava indifferentemente di politica, di cronaca, di costume, trattava con la stessa intelligenza i congressi di partito come la rassegna dei film B-Movie alla Mostra del Cinema di Venezia. Non perdeva mai la calma. Le redazioni, in particolare quelle dei tg, sono luoghi pieni di nevrosi, con gente che urla, si affanna e corre in ogni momento, specialmente sotto edizione. Lui era sempre di una calma olimpica. Sembrava che non facesse nulla, invece quasi sempre aveva già fatto tutto. Era una redazione straordinaria, di una stagione straordinaria quella. L' azienda aveva puntato su un gruppetto di giovani che avevano il compito anche di innovare un po' il linguaggio televisivo e di introdurre in azienda nuove tecnologie: fra mille errori e qualche esagerazione, ci riuscì piuttosto bene. E la dimostrazione è che buona parte della squadra di quello Studio Aperto ha fatto carriera: tre sono diventati a loro volta direttori, due giornaliste sono oggi curatrici di trasmissioni di prima serata di grandissimo successo, una è diventata conduttrice di un talk di prima serata, una del tg delle 20… Toti è diventato Toti. O forse è rimasto quel che è sempre stato: l' uomo cui ti affidi quando hai un problema e vuoi qualcuno che lo risolva senza far casini. E, soprattutto, senza far casino. Quando sono rientrato a Studio Aperto nel 2009 è stato il mio condirettore, poi il mio successore. A sua volta io sono succeduto a lui sulla poltrona del Tg4. Abbiamo lavorato insieme, insomma, per 15 anni, pur avendo spesso idee e posizioni assai diverse. Soprattutto, modi diversi di affrontare le questioni. Ma con Giovanni è impossibile litigare, perché, prima che il litigio inizi, lui ha già trovato la via di fuga, la mediazione o il modo di stemperare il tutto con una delle sue indicibili gag. Oggi forse mi fa un po' velo l' amicizia, ma la vittoria di Giovanni non mi sorprende. E se scrivo queste righe è proprio perché penso che questa vittoria vada presa sul serio, perché forse è anche più grande di quello che i denigratori raccontano e che lui stesso immagina. Spero che la Liguria abbia trovato un buon governatore, ma quello di cui sono sicuro è che il centrodestra ha trovato un tesoro. Capace di ottenere sempre quello che vuole, passo dopo passo, gradino dopo gradino. Lui, del resto, è fatto così: non urla, ma sa farsi capire. Non suda, ma lavora. E se qualcuno lo attacca, risponde con un sorriso. Tanto sa, che alla fine, l' avrà vinta lui. di Mario Giordano
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