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Lega Nord, i tre motivi per cui Matteo Salvini si è riavvicinato a Silvio Berlusconi

Giulio Bucchi
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Lo sciopero, la corsa al Sud, la candidatura a leader del centrodestra nazionale. Secondo la Stampa sono tre i motivi che stanno spingendo il leader leghista Matteo Salvini a riavvicinarsi poderosamente a Silvio Berlusconi, come scritto da Matteo Pandini e Salvatore Dama su Libero, dopo mesi (anzi anni) di freddure, battutine caustiche e attacchi veri e propri. I rapporti tra Lega Nord e Forza Italia sono per forza di cose complicati, con la prima stabilmente all'opposizione e la seconda, a volte controvoglia, per lungo tempo al governo di larghe intese. E, inevitabilmente, con un Cavaliere ancora in lizza per gli azzurri anche le prospettive elettorali di Salvini si fanno più strette.  Tutti in piazza - Da qui, appunto, la proposta di un ticket con l'ex premier. Ma c'è qualcosa in più. Salvini è rimasto spiazzato dal gelo con cui dentro Forza Italia e più in generale tra le opposizioni (M5S in testa) è stata accolta la sua idea di uno sciopero di 3 giorni a novembre per mandare a casa Renzi. Tra gli azzurri l'accusa al leghista è chiara: basta estremismi. Siccome però la manifestazione in piazza si farà lo stesso, è Salvini a dover ricucire con Silvio per evitare il flop.  Occhio al Sud - Altro punto. Secondo i sondaggi in mano al Carroccio, ma pure agli altri attori del centrodestra, il progetto sudista Noi con Salvini finora non ha attecchito. Dal punto di vista elettorale, insomma, la Lega da sola non sfonda e servirà un'alleanza con Forza Italia, che nel Mezzogiorno ha ancora il suo maggior serbatoio di voti.  I rivali leghisti - Secondo la Stampa c'è poi un terzo motivo, più malizioso. Salvini sarebbe preoccupato per l'ascesa di due leghisti, i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia. Quello del Veneto, appena rieletto, vuole restare al suo posto almeno fino a metà mandato, il 2018. Il lombardo, invece, è tornato prepotentemente sulla scena dopo mesi più defilati. Salvini starebbe alzando la posta politica per blindare il proprio ruolo di leader e unico candidato possibile, se non per il centrodestra unito di sicuro per la Lega. 

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