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Giuliano Ferrara sulle dimissioni di Ignazio Marino: perché i sindaci non c'entrano niente con i segretari dei partiti

Giovanni Ruggiero
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Attorno alla questione delle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma, l'imminente "primavera municipale" con i rinnovi dei consigli comunali di grandi città come Napoli e Milano (oltre che la Capitale), il clamore sul Sinodo e la Chiesa squarciata da mille divisioni interne sotto la guida di Papa Francesco, non sono altro che chiasso creato dai giornalisti secondo Giuliano Ferrara sul Foglio. Le città, come la Chiesa, vivono di vita propria secondo l'ex direttore, le elezioni comunali non possono avere una chiave di lettura nazionale: "Bisogna piantarla con le bandierine sulle roccaforti conquistate qui e là da questo o quello schieramento - ha scritto - sono ragazzate, procedure infantili, appunto fissazioni. Ogni città ha un suo destino, non è detto che sia il sindaco l'autorità civile in grado di cambiarlo, e comunque, per quel che può, un sindaco è l'espressione di una società politica e civile locale". L'errore - Il grande equivoco quando si prova a leggere le situazioni politiche delle singole città, aggiunge Ferrara, è provare a darne una lettura nazionale: "Tutti a caccia delle sfumature della posizione dei leader della destra e della sinistra, o magari del Vaticano, e vediamo se Berlusconi riesce su Milano a unirsi con Salvini, vediamo se Renzi blocca le spinte disgregative nella sua maggioranza reduce dalla batosta in Liguria, e vediamo questo e vediamo quello, forse arriva un grillino a Roma, forse no, e chissà che avvenimento apocalittico". Secondo Ferrara non sono i partiti e i loro segretari a influenzare chi va a candidarsi nelle grandi città, ma gli elettori già con le primarie, che anzi vorrebbe istituzionalizzare per tutti gli schieramenti. Come se il segretario del Pd Renzi non avesse mai avuto voce in capitolo nella scelta di Marino a candidato sindaco di Roma, come se Renzi quindi non avesse responsabilità. In realtà è stata proprio la segreteria Pd ad avallare quella scelta e Renzi non ha fatto nulla di particolare per impedirla. Ma secondo Ferrara i Comuni fanno storia a sè, soprattutto se le grane che stanno scoppiando riguardano il Pd e il suo segretario nazionale.

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