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Il "complotto" contro Giorgia Meloni: chi le rema contro (a destra)

Andrea Tempestini
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L'ultimo in ordine di tempo è stato Francesco Storace: “Mi candido al Campidoglio, farò le primarie e sarò l'anti-Alfio Marchini”. L'intervista-annuncio (sul Tempo) si chiudeva con un riferimento a Giorgia Meloni, leader di Fdi, possibile candidata (unitaria del centrodestra): “E' molto brava, ma appare titubante”. Prima era stato Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, anche lui già Colonnello di Alleanza nazionale, a creare qualche fibrillazione a destra. L'ex ministro dell'Agricoltura, che conquistò a sorpresa il Campidoglio contro Francesco Rutelli, transitato per Fratelli d'Italia ma poi cofondatore insieme a Gianfranco Fini di Azione Nazionale, ha commentato positivamente l'autocandidatura dell'ex ministro della Sanità e sembra pure lui disposto a sostenerlo, in caso di primarie. I movimenti degli ex colonnelli di Alleanza nazionale, uno ex governatore del Lazio, l'altro ex sindaco della Capitale, sembrano però più finalizzati a dare fastidio alla leader di Fdi e ad indebolirla al tavolo delle trattative con gli altri alleati del centrodestra, piuttosto che a raggiungere scopi politici. “Il candidato? Dovrà essere un moderato”, ha ripetuto più volte il Cavaliere, che sarebbe disposto a fare una eccezione soltanto nel caso si lanciasse direttamente nella disfida del Campidoglio l'ex ministro della Gioventù, che continua ad avere il vento in poppa nei sondaggi. Meloni, oltretutto, avrebbe già avuto il via libera di Matteo Salvini, che certo non sarebbe disposto a sostenere altri. L'interessata non si è mai pronunciata sulla possibile discesa in campo, ma, a quanto si apprende, resiste il veto di Fdi sulla figura dell'ex candidato di “Roma nel cuore”, di profilo civico, ma proveniente da una famiglia storicamente di sinistra. Meloni cambia discorso se le si chiede dello strano asse tra i due ex colonnelli che giocano da soli (Ignazio La Russa è un dirigente di Fdi, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri sono dentro Fi), ma molti nel suo partito sospettano sia in corso un tentativo di rivincita rispetto alla sconfitta incassata proprio da Alemanno – in combutta con l'ex presidente della Camera e fondatore di Fli – all'assemblea della Fondazione Alleanza nazionale, mesi fa. Meloni aveva “spianato” quelli che chiedevano di mettere mano al patrimonio della Fondazione, 180 milioni in immobili e 60 milioni in conti correnti; dirigenti vicini all'ex sindaco furono sconfitti nel corso delle votazioni e, poi, anche messi metaforicamente alla porta: “È evidente ormai che la mia destra non è quella di Alemanno di Fini e di chi vuole continuare a dilaniare per avere un ruolo".

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