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"Rancore per il codardo" Apocalittico Pansa sul 2016

Lucia Esposito
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Quasi nessuno se n' è accorto, ma il 2016, appena cominciato, è un anno bisestile. Durerà un giorno in più, perché avremo anche il 29 febbraio. Per i nostri vecchi, l' anno bisestile era infausto, zeppo di eventi fastidiosi. Mia nonna Caterina ci credeva, per questo raddoppiava i rosari che recitava, due anziché uno, e andava più di frequente nella vicina Chiesa dei Frati. Diventata famosa perché la leggenda vuole che lì abbia pregato la brigatista Mara Cagol, prima di accorrere alla prigione di via Leardi, distante un centinaio di metri. Per liberare senza colpo ferire il marito Renato Curcio, catturato dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa e rinchiuso da qualche magistrato distratto nel carcere più ridicolo d' Italia. Chi farebbe bene a preoccuparsi del 2016 bisestile è il premier Matteo Renzi, in questo momento a riposo sulle nevi di Courmayeur. Perché farebbe bene? Per un motivo indiscutibile, registrato via via da tutti i media nel corso del 2015. Nel giro di dodici mesi, il nostro presidente del Consiglio è riuscito a compiere un' impresa che nessuno dei suoi predecessori aveva mai uguagliato. Da vero Super Bullo fiorentino si è creato un numero di nemici impressionante. E adesso ve ne fornirò un elenco parziale, messo giù alla rinfusa. I sindacati. I poliziotti. I pensionati. I professori. Gli statali in genere. Le imprese che vantano crediti con lo Stato, un pessimo pagatore. I risparmiatori e in particolare i poveri cristi derubati dalle banche. I cosiddetti ricchi, che poi ricchi non sono, sempre minacciati di diventare il capro espiatorio di tutti i fallimenti del governo. I giornalisti, vil razza dannata, ai quali Renzi augura di sparire come Ordine professionale. Le tante sinistre sbertucciate di continuo in quanto opposizioni inutili. Tutti i critici di Palazzo Chigi, accusati nientemeno di volere lo sfascio della Patria Repubblicana. Tutti i dissidenti, anche quando tacciono, definiti in blocco con termini offensivi e volgari: gufi, rosiconi, menagramo. E qui mi fermo per non annoiare il lettore del Bestiario. Tuttavia è bene ragionare sulla parola Gufo. Chi l' avrà suggerita al Grande Bullo? Il suon spin doctor, nel senso di consigliere privilegiato, il mitico Filippo Sensi, un signor Nessuno elevato da Renzi al rango di grande stratega? Non saprei come rispondere. Ma un fatto è certo: la parolaccia sparata in faccia a chi non si inchina davanti a San Matteo rivela più di qualsiasi altra la specialità numero uno del premier. È di una rozzezza terrificante: suscitare rancore. Vale a dire moti di rabbia, pensieri ostili, maledizioni nerissime, speranze di guai personali, di tempeste orrende su Palazzo Chigi e su quanti lo abitano. Giovedì 31 dicembre, Libero ha gettato sul tavolo un sospetto al quale non avevo mai pensato: è se il gufo fosse proprio Renzi? L' ho trovata un' ipotesi geniale e fondata. È vero, a rifletterci tutto il suo comportamento, il suo atteggiarsi, il modo di parlare, di muoversi, di rapportarsi con il prossimo indica che il suo modello preferito è quello del gufo. Se escludiamo i dittatori sanguinari, tutti i capi di governo nascondono il lato oscuro o autoritario del loro carattere. Renzi no. Lui ama metterlo in mostra. Anzi, lo sfoggia, come gli piacesse far pensare alla gente: guardate che non dovete amarmi e neppure stimarmi. Il vostro dovere è quello di odiarmi. Esistono ormai un' infinità di prove che il rancore del prossimo lo fa godere. Quando parla in pubblico, conciona all' infinito, come minimo per due ore filate. Per di più da un po' di tempo in qua, il suo piacere di sproloquiare si è fatto minaccioso. Lo abbiamo visto all' ultima Leopolda. Il discorso conclusivo del Super Gufo ha avuto toni bellicosi, da castigo di Dio. Urlava, si sbracciava, si contorceva, ogni parola era un pallottola, una manganellata, uno sputo in faccia. L' imitazione perfetta di un redivivo dittatore dello stato di Bananas. Ai tempi di altre repubbliche italiane, si diceva che il capo del governo aveva sempre un dovere superiore a qualsiasi altro: mostrare una calma forza tranquilla. Ma il Super Gufo è l' esatto contrario. E per quanto riguarda la sua forza personale confesso per la prima volta un sospetto. Il nostro premier non è un uomo coraggioso. Temo per lui che sia piuttosto un codardo. È una colpa? No. Un vecchio detto recita: chi non ha coraggio, non può certo darselo. Infatti osservate le uscite pubbliche del capo del governo. Evita con cura tutte le occasioni che possono generare dissensi, contestazioni, cori beffardi o incavolati. Quando è esplosa la storiaccia della Banca Etruria, in tanti ci siamo detti: adesso Renzi andrà ad Arezzo a incontrare i risparmiatori truffati, magari in compagnia della ministra Maria Elena Boschi. Invece se l' è data. Se il Super Gufo non è un coraggioso, almeno è un bugiardo. Ecco un' altra delle accuse che gli rivolgono. In realtà tutti i capi di governo mentono. È un obbligo spiacevole, ma non può essere evitato. Gli affari di Stato non possono mai essere messi in piazza, altrimenti il mondo diventerebbe ingovernabile. Ma ormai è assodato che Renzi ha fatto del mentire, della bugia elevata a strumento di comando, un' arte raffinata. Promette e non mantiene. Giura che farà, ma non avviene mai così. Sostiene di possedere i miliardi per rendere più felice l' Italia, invece ha la tasche vuote. Perché rifiuta di dire la verità sui giganteschi problemi che affliggono l' Italia? Sono questioni che in tanti conoscono. Le ha spiegate con semplice efficacia e grande umanità il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di Capodanno. L' ho ascoltato con attenzione, prendendo anche un bel po' di appunti. Poi mi ha assalito un pensiero: adesso Renzi schiafferà anche il capo dello Stato nel girone infernale dei gufi, dei rosiconi, dei menagrami. Renzi è fatto così. Non è stato fermato subito e adesso dovremo tenercelo ancora per un po' di tempo. I politici leccaculo, pronti a inchinarsi al premier, sono una categoria in crescita continua. Temo che niente sia in grado di arginarla. Nemmeno dieci Grillo, cento Salvini, mille Landini gli toglieranno da sotto le chiappe la poltronissima di Palazzo Chigi. Potrebbe farlo cadere soltanto qualche evento imprevisto, di quelli micidiali, che nessuno si augura. Tuttavia il livello del rancore suscitato dal Super Gufo crescerà a dismisura nel corso di questo 2016. Sarà lo stesso Renzi ad alimentarlo. Adesso si sta dedicando a trasformare il referendum sulla riforma costituzionale in un plebiscito sulla sua persona. È un trucco che l' Italia è già stata costretta a patire. Accadde così nel marzo del 1929 quando Benito Mussolini abolì le elezioni parlamentari e le sostituì con il primo plebiscito che, naturalmente, vinse con il 98 per cento dei voti validi. Il referendum si terrà in ottobre e il Super Gufo conta di stravincerlo. Se andrà così, pensa di portare l' Italia voto entro il 2017. Con l' intenzione di vincere anche in quel caso. Vi piace questa prospettiva? A me no. Per il resto, l' età e l' esperienza mi hanno insegnato a non azzardare previsioni. E poi il rancore che il Bullo di Palazzo Chigi va alimentando, rende possibile qualsiasi sorpresa. Auguri a tutti per un anno di battaglia. di Giampaolo Pansa

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